Che il sensazionalismo sia una costante della diffusione della paleontologia è un dato di fatto, e spesso esso si (im)pone al di sopra di ogni aspetto della ricerca scientifica, risultando agli occhi del grande pubblico come il fine ultimo di una pubblicazione.
Prendiamo come classico esempio il vostro Carcharodontosauride sudamericano preferito, Giganotosaurus carolinii, esso è "importante" e "famoso" solo in relazione a Tyrannosaurus rex, e solo quando è presente una bella scala dimensionale che lo rappresenta più grande del teropode nordamericano (vissuto oltre trenta milioni di anni dopo di lui) ed ampiamente più grosso, duro e arrabbiato di quanto l'animale fosse in realtà.
Pochi sono interessati alle implicazioni che il taxa ha sulla distribuzione geografica e temporale dei Carcharodontosaurudi, nonostante essi furono probabilmente i grandi predatori di maggior successo del Cretaceo medio-inferiore, eppure molti diffondono ciecamente le stime dimensionali (errate) di Calvo e Corsia di dieci anni fa, alimentando inutili focolai di sensazionalismo.
Ora suppongo di dover argomemtare la mia affermazione riguardo le dimensioni approssimate (naturalmente per eccesso) per il terode della Patagonia, e lo faccio iniziando a parlare del cranio dell'animale.
Di esso è stato detto praticamente di tutto, e ne esistono diverse repliche esposte in vari musei del mondo, che tuttavia presentano diverse inesattezze, frutto dell'alto tasso di speculazioni necessarie a completare un cranio noto solo per pochi frammenti ossei.
Su tutte spicca un eccessiva inclinazione caudale dell'osso quadrato che crea una finestra temporale ipertrofica ( http://theropoda.blogspot.it/2009/04/miti-e-leggende-post-moderne-sui_10.html), ma non solo, in molte ricostruzioni (escluse alcune delle più recenti) l'intero cranio appare quasi compresso, basso ed inverosimilmente allungato, per cui anche la finestra antiorbitale risulta infinitamente lunga e morfologicamente molto diversa da quella di qualsiasi altro allosauroide.
Sulla base di questi dati è quindi possibile affermare che la stima più probabile per il cranio di Giganotosaurus deve aggirarsi intorno al metro e trenta o al metro e quaranta, in linea con il range dimensionale dei crani degli altri carnosauri giganti e molto più plausibile di un iperbolico cranio di un metro e ottanta.
Ma non è tutto, un altro elemento spesso citato a favore della tesi di un Giganotosaurus dalle dimensioni leviataniche è un femore attribuito al genere lungo 143 centimetri, il più lungo attribuito ad un teropode, che tuttavia non appare massiccio ma snello ed allungato, molto simile a quello attribuito a Carcharodontosaurus (e ciò non stupiscie dato il grado di parentela degli animali) adatto a sopportare un peso di cinque/sei tonnellate (in accordo con "Theropod database") e probabile indicatore di un animale relativamente agile più che di un teropode dalle dimensioni da record.
Sotto- Ricostruzione scheletrica attendibile di Hartman (2012) e ricostruzione di cranio ( si notino le dimensioni esagerate della finestra temporale e della finestra antiorbitale).