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giovedì 26 dicembre 2013

A Great Year

151 post di questo blog, dedicato a "commemorare" il compleanno di "Dinosauria"!
Ringrazio tutti coloro che si sono soffermati a leggere uno o più post del sottoscritto, tutti coloro che hanno commentato ho lasciato un apprezzamento -o una critica-, i paleontologi con cui sono entrato in contatto (anche) grazie a questo blog, in primis Mr Scott Hartman che si è preso la briga di lavorare (di nuovo) sulla ricostruzione del cranio di Spinosaurus dopo un nostro scambio di battute e tutti coloro che di questo blog hanno parlato al di fuori dello stesso.
Ringrazio anche tutti quelli che mi hanno etichettato come lover ad hater di Tyrannosaurus (eh si li ho entrambi ;-) ).

Colgo l'occasione anche per augurare a tutti voi cari lettori un felice anno nuovo, lasciandovi con questa chicca visiva:

giovedì 12 dicembre 2013

Edmontosaurus non era l'hadrosauride"Bastian contrario"

Secondo "restyle grafico" interno ad Hadrosauridae nel giro di poche settimane!
Dopo Tsintaosaurus, infatti, ora è il turno del ben più famoso Edmontosaurus regalis dal Cretaceo nordamericano.
Bell, Fanti,Currie e Arbour pubblicano un articolo nel quale descrivono un nuovo esemplare mummificato, riferito alla specie E.regalis, proveniente dall'Alberta.
L'esemplare, oltre a presentare tracce di tegumento composto da un mosaico di grandi scaglie esagonali associate ad altre più piccole mostra la presenza di una cresta craniale arrotondata interamente costituita da parti molli ma analoga a quelle rinvenute in molti altri hadrosauridi.

So che la famiglia dei "becchi d'anatra è una delle più bistrattate dal punto di vista mediatico, ma qui abbiamo abbastanza materiale per una rivoluzione iconografica!

martedì 3 dicembre 2013

Unicorn Dinosaur NO MORE

Marquez & Wagner (2013) pubblicano una monografia dedicata all'Hadrosauridae Tsintaosaurus spinorhinus (Young 1958) e propongono una nuova interpretazione della singolare cresta del taxon.
Le indagini condotte dai ricercatori sia sull'esemplare olotipico che sul paratipo suggeriscono che le ossa nasali fossero effettivamente elevate (in quanto difficilmente una deformazione tafonomica casuale avrebbe potuto agire in modo simile su due esemplari separati), tuttavia esse vengono reinterpretate come parte di una stuttura sopracraniale lobata, inclinata caudodorsalmente, ed internamente cava, meno aberrante rispetto alla morfologia "classica" delle creste rinvenute in diversi Lambeosaurini.
Tsintaosaurus spinorhinus è quindi ridiagnosticato sulla base di una serie di autapomorfie craniali, tra cui una fossa circumnariale suddivisa in tre fosse accessorie, prefrontale dotato di processo rostrale crescente e flangia laterale, nasali fusi sagittalmente a formare un processo tubolare allungato, nasali ampliate rostrocaudalmente in un processo distale di forma romboidale e processi mediali del premascellare inseriti tra i processi romboidali nasali. 

Sotto- Il nuovo "look" della cresta di Tsintaosaurus

sabato 30 novembre 2013

Is Torosaurus Triceratops?

Nuovi studi morfometrici (Maiorino et al. 2013), effettuati su di un campione di 28 crani e 36 squamosali di Ceratopsidi dal Maastrichtiano nordamericano, supportano la tesi "tradizionale" secondo cui Triceratops e Torosaurus sarebbero taxa distinti.
Essi infatti sulla base delle caratteristiche fenotipiche sottolineano la diversa morfologia craniale dei taxa, e suggeriscono per gli stessi diverese traiettorie ontogeniche.
 E' interessante notare come i risultati portino ad una parziale sovrapposizione tra i campioni attribuiti alle due specie di Triceratops T.horridus e T.prorsus, mentre vi sia maggior distanza tra essi ed i campioni attribuibili a Torosaurus.

venerdì 22 novembre 2013

Carcharodontosauri, i bulli, e Tyrannosauri le vittime.

Questo non è un post dedicato al nuovo Megaraptora Siats meekerorum, ne uno di quelli destinati a rimpinguare i fiumi di parole sfocianti nell'eterno dibattito "Carcharodontosauri vs Tyrannosauri", ma si tratta solo di un paio di righe buttate lì per chiedere/chiedersi/chiedermi:
Per ogni volta che viene descritto un nuovo theropode esso viene buttato nell'arena a fare "a morsi e unghiate"con Tyrannosaurus, anche a costo di distorcere lo spaziotempo?
Davvero perchè Siats dal Cenomiano dovrebbe architettare forbiti atti di Bulling nei confronti di un Coelurosauro del Maastrichtiano?
Scherzi a parte vale la pena di leggere (o cercare) uno degli articoli apparsi questo pomeriggio sulla rete, tutti etichettanti il nuovo taxon come bullo, solo per ammirare la meravigliosa restaurazione in vivo di Julio Lacerda.

Buona ricerca e buona serata -cari lettori-.

lunedì 18 novembre 2013

Motivazioni intrinseche ed omoplasie in Dinosauria

Ogni essere vivente è il prodotto del proprio genotipo e delle interazioni con l'ambiente che lo circonda.
Modificazioni all'interno dei singoli molteplici fattori che formano la "macrosfera"ambientale possono determinare l'affermazione o l'estinzione di una o più specie oppure favorirne modificazioni  (=mutazioni) nell'una o nell'altra direzione.
Ciò è indubbio, e sarebbe ottuso affermare che durante milioni di anni di vita sul pianeta con un apogeo che portò i dinosauri a colonizzare tutti i continenti essi non si siano adattati al meglio per sopravvivere nei diversi ambienti.
Tuttavia voler standardizzare questa regoletta classificando ogni fenomeno biologico come un mero adattamento ambientale è riduttivo, e pericoloso in chiave paleontologica.
Esistono fenomeni infatti che non sembrano essere strettamente legati a fattori esterni, quanto invece a caratteristiche intrinseche.
Il blasonato gigantismo sviluppatosi in (quasi) tutti i sottocladi di Dinosauria ne è un esempio lampante:
esso è permeante in continenti diversi a diverse latitudi ed è perdurato per oltre cento milioni di anni.
Non è plausibile quindi pensare che il gigantismo fosse esclusivgamente incentivato da un particolare microclima o che fosse legato a doppio filo con un particolare ambiente, ma è più probabile vederlo come una peculiarità intrinseca al clade dinosauria, evolutosi più e più volte in modo indipendente all'interno dello stesso.
inoltre questo discorso non può trascendere dalle omoplasie onnipresenti riscontrabili all' interno del cale o dei suoi sottoinsiemi.
Non è plausibile pensare ad una copertura tegumentaria dotata o priva di piumaggio solo in relazioni ai fattori ambientali o fasce climatiche più o meno rigide inquadrandola in maniera più varia insieme ad altre caratteristiche più strettamente morfologiche...

martedì 12 novembre 2013

The finest Apatosaurus snout on the planet !

Proviene da Denver e potrebbe gettare nuova luce sulle relazioni interne al genere Apatosaurus.
Si tratta di "Kevin", un nuovo esemplare riferito al genere Apatosaurus ed alla specie A.ajax, dotato di mascella e premascella ben conservate, recentemente presentato dal paleontologo M.Mossbrucker e dal suo team che hanno lavorato sui resti fossili per due anni.

giovedì 7 novembre 2013

Lythtronax argestes: Nuovo Tyrannosauridae dello Utah

Loewen et al. (2013) pubblicano un nuovo Tyrannosaurinae (sensu Sereno 2005) proveniente dal Campaniano nordamericano, più precisamente dallo Utah, Lythronax argestes (etimologia: violento re del vento argeste).
L'olotipo UMNH 20200 proviene dalla Wahweap Formation (Utah meridionale) si compone di mascella destra, entrambi i nasali, frontale destro,jugale sinistro,osso quadrato,laterosfenoide destro, dentale,spleniale, surangolare e prearticolare sinistri, una costola dorsale, uno chevron caudale, pube, tibia, fibula e metatarsali II e IV sinistri.
Il taxon è diagnosticato dalle seguenti sinapomorfie:
1)Margine laterale del mascellare sigmoidale
2)Rapporto tra larghezza trasversale della porzione anteriore del nasale e quella mediale superiore a 2,5.
3)Superfici di contatto prefrontali e postorbitali del frontale separati solo da un solco stretto ma profondo.
4)Presenza di flange suboculari distinte sullo jugale.
Inoltre Lythronax presenta unacombinazioni di caratteristiche uniche che lo differenziano da ogni altro Tyrannosauridae.

mercoledì 6 novembre 2013

A New Look for Deinocheirus mirificus

Mi ricollego in toto al post precedente, correlandolo con una fantastica illustrazione.
Colgo l'occasione per ringraziare Hyrotrioskjan on DA per avermi permesso di utilizzare la sua opera naturalistica, originale ed aggiornata.

Sotto-Due esemplari di Deinocheirus mirificus si godono il caldo sole della Mongolia cretacica, mentre alla loro ombra razzolano alcuni esemplari di Shuvuuia deserti.


martedì 5 novembre 2013

New Evidence for Deinocheirus mirificus

Due nuovi esemplari dell'enigmatico Teropode mongolo Deinocheirus mirificus sono stati ufficialmente presentati al meeting SVP 2013 in un abstract da Lee et al. (2013).
Dopo decenni di speculazioni basate sulla coppia di arti anteriori (enormi) che formano l'olotipo del Taxon, oggi abbiamo abbastanza elementi da permetterci di ricostruire l'animale in modo verosimile, ed esso si presenta in modo sensibilmente diverso da quanto ipotizzato.
I nuovi reperti (appartenenti ad un esemplare maturo ed un subadulto) comprendono gran parte dello scheletro postcraniale (il cranio purtoppo risulta assente) ad esclusione di alcune vertebre dorsali, gran parte delle vertebre caudali distali ed entrambe i piedi e sono stati assegnati a Deinocheirus sulla base della mirabile morfologia degli arti anteriori.
Deinocheirus risulta (come precedente ipotizzato) un ornithomimosauro basale, tuttavia presenta caratteristiche morfologiche uniche, probabilmente fortemente legate al suo gigantismo.
Nonostante esso appaia relativamente snello,con lunghe costole dritte, infatti possiede bacino ed arti posteriori pesantemente costruiti ed un femore molto robusto, più lungo del tibiotarso e spine neurali appaiono alte, soprattutto al livello del bacino, al di sopra del quale doveva ergersi un sorta di gobba.
La presenza di gastroliti associati agli esemplari supporta fortemente una dieta a base di vegetali per il Taxon.

Sotto l'abstract completo di Lee et al. (2013).
NEW SPECIMENS OF DEINOCHEIRUS MIRIFICUS FROM THE LATE CRETACEOUS OF MONGOLIA

LEE, Yuong-Nam, Korea Institute of Geoscience and Mineral Resources, Daejeon, Korea, Republic of (South); BARSBOLD, Rinchen, Paleontological Center, Ulaanbaatar, Mongolia; CURRIE, Philip, University of Alberta, Edmonton, AB, Canada; KOBAYASHI, Yoshitsugu, Hokkaido University Museum, Sapporo, Japan; LEE, Hang- Jae, Korea Institute of Geoscience and Mineral Resources, Daejeon, Korea, Republic of (South)

The holotype of Deinocheirus mirificus was collected by the Polish-Mongolian Palaeontological Expedition at Altan Uul III in 1965. Because the holotype was known mainly on the basis of giant forelimbs with scapulocoracoids, Deinocheirus has remained one of the most mysterious dinosaurs. Two new specimens of Deinocheirus were discovered in the Nemegt Formation of Altan Uul IV in 2006 and Bugin Tsav in 2009 by members of the Korea-Mongolia International Dinosaur Expedition (KID). Except for the skull, middle dorsal and most of the distal caudal vertebrae, the right forelimb, left manus, and both pedes, the remaining parts of the skeleton (Mongolian Paleontological Center [MPC]-D 100/127) including a left forelimb clearly identifiable as Deinocheirus were collected. The humerus (993 mm in length) is longer than the 938 mm humerus of the holotype. The Altan Uul IV specimen (MPC-D 100/128) is a subadult Deinocheirus (approximately 72% of MPC-D 100/127), which consists of post-cervical vertebrae, ilia, ischia, and hind limbs. Both specimens provide important paleontological evidence for exact postcranial reconstruction of Deinocheirus mirificus. Cladistic analysis indicates that Deinocheirus is a basal member of Ornithomimosauria, but many new unique skeletal features appear to be quite different from other ornithomimosaurs. These include extreme pneumaticity of tall, anterodorsally oriented distal dorsal neural spines (7~8 times taller than centrum height) with basal webbing, fused sacral neural spines forming a midline plate of bone that extends dorsally up to 170% of the height of the ilium, ventrally keeled sacral centra, a well-developed iliotibialis flange, a posterodorsally projecting posterior iliac blade with a concave dorsal margin, a steeply raised anterior dorsal margin of the ilium, an anteriorly inclined brevis shelf, vertically well-separated iliac blades above the sacrum, an completely enclosed pubic obturator foramen, triangular pubic boot in distal view, vertical ridges on anterior and posterior edges of medial surface of the femoral head, and a robust femur that is longer than tibiotarsus. These features suggest that Deinocheirus (unlike other ornithomimosaurs) was not a fastrunning animal, but a bulky animal with a heavily built pelvis and hind limbs. However, the dorsal ribs are tall and relatively straight, suggesting that the animal was narrowbodied. A large number of gastroliths (>1100 ranging from 8 to 87 mm) were collected from the abdominal region of MPC-D 100/127, suggesting Deinocheirus was an herbivore.

lunedì 4 novembre 2013

Referenze Iconografiche per gli Arti Anteriori dei Teropodi

La prima ricostruzione scheletrica compatibile con l'ipotesi che vorrebbe gli arti anteriori dei teropodi nascosti, in posizione neutra, sotto il piumaggio.*
Si noti come la pronazione non sia a livello del polso (che diviene sempre meno probabile allontanandosi da Avialae) ma come sia solo l'angolo di inclinazione a livello della spalla a mutare rispetto alle ricostruzioni "classiche".

*Naturalmente in quei taxa in cui vi sia enorme sproporzione tra le dimensioni totali del corpo e quelle degli arti.

Ringrazio Oghaki on DA cui vanno tutti i crediti della ricostruzione.

mercoledì 30 ottobre 2013

The Best of Sauropods !

Mentre mi aggiorno leggendo una quantità considerevole di articoli riguardanti i più grandi vertebrati terrestri che abbiano mai calcato il suolo terrestre, vi propongo uno degli scheletri montati più imponenti del mondo, ed indubbiamente il meno speculativo di essi:

Giraffatitan brancai, presso il museo di storia naturale di Berlino.

sabato 26 ottobre 2013

REscaling Carcharodontosaurus !

Del mesto destino paleoartistico della "lucertola dai denti di squalo"  ho già parlato ampliamente in questo blog, per cui con questo post voglio fare di più.
In controtendenza al modus operandi tipicamene attribuito agli italiani secondo cui tutti si lamentano ma nessuno muove un dito per cambiare le cose (scusate la digressione sociopolitica), voglio presentare il mio contributo, che spero possa aiutare tutti gli artisti che sono in cerca si referenze per restaurare l'animale in maniera verosimile:
Una ricostruzione scheletrica aggiornata di Carcharodontosaurus saharicus.
Essa è una riproposizione di quella presentata del post "Carcharodontosaurus in HD", ma presenta modifiche generali alla silhoutte ed elementi scheletrici maggiormente proporzionati o re-scalati in modo da rappresentare un individuo maturo, indicativamente della taglia del Neotipo SGM-din1.
Tali operazioni sono state effettuate tenendo ben presenti i dati a nostra disposizione riguardo la morfologia dei carcharodontosauri, e la (s)proporzione tra il cranio ed il corpo dei grandi teropodi che tende ad aumentare in relazione all'accrescimento dimensionale degli esemplari.
Per la prima volta (che io sappia) è stata aggiunta una visione dorsale del taxon, realizzata sulla base di quella creata da Scott Hartman per Giganotosaurus (presente sul suo sito Skeletal drawing) ed altri Allosauroidi, che spero possa aiutare tutti coloro che intendono realizzare opere che differiscano in prospettiva dalla solita visione laterale.

La storia che sta alla base della realizzazione di tale skeletal è complicata ed a tratti simpatica, ma credo che la racconterò in un post futuro.

Sotto-Lo skeletal (più?) aggiornato di Carcharodontosaurus saharicus, le proporzioni generali risultano più che buone tuttavia sono dell'idea che per essere "perfetto" (per quanto sia possibile affermarlo basandosi sui resti in nostro possesso) il femore dovrebbe risultatre lievemente più lungo, a scapito delle dimensioni della tibia... (click to enlarge).

AGGIORNAMENTO- La ricostruzione scheletrica in sè non è opera mia, e ne avevo parlato in un post precedente, io ho solo apportato le modifiche sopracitate.
Nel caso il post avesse dato diversa impressione mi scuso.


martedì 22 ottobre 2013

Trasformazioni Ontogeniche in Hadrosauridae

Restando in tema di "dinosauri dal becco d'anatra" Farke et al.(2013) descrivono RAM 14000, uno scheletro parziale ma articolato e dotato di cranio, attribuibile ad un giovane Parasaurolophus, forse morto durante il primo anno di vita.
Interessante, per quanto non totalmente inaspettato poichè in linea con le nostre conoscenze riguardo l'ontogenesi (straordinaria) all'interno di molti cladi di Dinosauria, risulta la cresta ornamentale tubolare tipica del Taxon, che si presenta larga, arrotondata ed a forma di cupola.
Alla luce dei nuovi dati appare che il genere Parasaurolophus fosse molto precoce nello sviluppo della cresta ornamentale, sia se paragonato ad altri Lambeosauridi (di alcuni dei quali è possibile ricostruire l'ontogenesi) sia rispetto agli uccelli moderni.

Sotto- Ricostruzione del cranio di RAM 14000

sabato 19 ottobre 2013

Il Drago delle grotte Yungang

Wang et al. 2013 descrivono alcuni resti del primo tardo Cretaceo provenienti  dalla Zhumapu Formation, provincia del Shanxi (Cina settentrionale) ed istituiscono Yunganglong datongensis (genere e specie nuova), letteralmente "drago delle grotte Yungang dalla località di Datong", un Hadrosauroidae basale.
L'olotipo, SXMG V 00001 è costituito da uno scheletro parziale formato da resti associati ma disarticolati, compresa la parte caudodorsale del cranio (la scatola cranica si presenta ben conservata), due vertebre cervicali, un arco neurale dorsale e processi parziali, due vertebre caudali prossimali, porzioni distali dell'ischio, estremità del femore sinistro, porzione della tibia destra e parte della sinistra con astragolo.
Inserito all'inerno di una matrice filogenetica formata da 138 caratteri e 38 taxa, Yunganglong appare stabilmente come hadrosauroide basale (clade più inclusivo comprendente Parasaurolophus walkeri ma non Iguanodon bernissartensis), e l'albero derivante dall'analisi risulta maggiormente risolto per quanto riguarda i taxa più basali interni ad Hadrosauroidea, tuttavia restano irrisolte le relazioni tra il nuovo taxon e Protohadros,Tanius,Bactrosaurus,Nanyangosaurus, Levnesovia e Shuangmiaosaurus che risultano politomiche.

Sotto- Porzione caudodorsale del cranio, arco neurale dorsale e caudali prossimali di Yunganglong (from Wang et al 2013)

venerdì 18 ottobre 2013

The best of: the Best Carcharodontosaurid ever!

La fortuna mediatica di alcuni dinosauri sembra essere inversamente proporzionale al grado di completezza degli scheletri fossili degli stessi, forse a causa del minor grado di speculazione che essi lasciano riguardo ad alcuni aspetti della restaurazione dei taxa.
All'interno di Carcharodontosauridae, ed in modo particolare tra gli inflazionatissimi taxa di dimensioni superiori ai 10 metri, il genere meglio conosciuto a livello fossile è indubbiamente Acrocanthosaurus.
Del "sauro dalle alte spine" infatti conosciamo gran parte dello scheletro (che osteologia mirabile!) ed esso è l'unico carcharodontosauro gigante di cui possediamo un cranio ben completo.
Non è un caso che alcuni degli articoli più interessanti relativi a questa famiglia di theropodi degli ultimi anni fossero incentrato proprio sul genere nordamericano, tuttavia la mole di informazioni ricavate tende a non traslare al di fuori del genere stesso in ambito paleoartistico e di paleocommunity, e che Acrochanthosaurus sia il carcharodontosauridae meglio ricostruito in assoluto sia tra i modelli presenti nelle sale museali di mezzo mondo sia a livello paleoartistico.


mercoledì 16 ottobre 2013

Diplodocus oggi a £600.000

E' stato soprannominato Misty, e potrebbe essere l'esemplare noto più completo della sua (morfo)specie.
Si tratta di un esemplare di Diplodocus longus, proveniente da strati giurassici e rinvenuto nel 2009 all'interno di un terreno privato.
"Misty" sarebbe stato dissotterrato e preparato dalla squadra di Albersdoerfer ed ora sarebbe pronto per essere venduto all'asta il prossimo 27 Novembre.

Tralasciando i dinogossip e restando in tema di gigantismo Bonnan et al. (2013) discutono di come articolazioni composte da abbondante cartilagine abbia permesso lo sviluppo del gigantismo almeno quattro volte all'interno di Saurischia, e di come contrariamente uno strato sottile di cartilagine sia di impaccio per l'evoluzione del gigantismo tra i mammiferi terrestri.


lunedì 14 ottobre 2013

Guida Visiva ad una Resa Naturalistica degli Arti dei Teropodi

Basare la restaurazione degli arti dei teropodi prossimi  (o interni) ad Avialae sull'anatomia dell'ala degli uccelli non può che essere la scelta migliore.

Ringrazio dirtiran (on Deviantart) per avermi permesso di usare il suo diagramma.

venerdì 11 ottobre 2013

Raptor Prey Restraint strike back!

Un'aquila e la sua preda...
Uno spiraglio sulle modalità di nutrizione dei teropodi mesozoici.

martedì 8 ottobre 2013

Jeholornis, Anchiornis e le piume dei Raptor!

Oggi per i paleofans sarà sicuramente la giornata di Jeholornis.
Per chi ancora non lo sapesse infatti oggi O'Connor et al. (2013) pubblicano il loro ultimo studio in cui descrivono tra l'altro la presenza di piume copritrici della coda, le prime nel record fossile di teropodi mesozoici.
Il post di oggi però non vertirà su questo aspetto particolare, bensì tratterà in maniera più ampia del "piumaggio", sempre più spesso protagonista delle discussioni a sfondo teropodologico (e fortunatamente non solo).
Il tegumento piumato negli uccelli moderni è molto elaborato e ricopre la maggior parte della superficie corporea, tuttavia sulla base del record fossile attualmente a nostra disposizione è plausibile ipotizzare che all'interno della linea evolutiva dei tropodi che ha portato ai volatili  i Taxa fossero paradossalmente più piumati degli uccelli stessi.
Infatti, nonostante le grosse lacune derivanti da artefatti tafonomici, sappiamo che (quantomeno) all,interno di Coelurosauria gli arti posteriori degli animali erano ricoperti di piume(per approfondire Dinogoss).
Lo sviluppo delle piume tibiali e metatarsali è molto particolare, in quantosembra svilupparsi in un secondo paio di ali in alcuni taxa probabilmente planatori, per poi gradualmente sparire avvicinandosi progressivamente ad Avialae, poichè di intralcio al volo attivo, almeno nelle sue forme più elaborate.
Nelle sue linee generalissime (quelle che possiamo comprendere basandoci sui dati odierni) il piumaggio degli arti inferiori dei Coelurosauri basali si sarebbe presentato filamentoso, come appare in Yutyrannus, e presente sia a livello tibiale che metatarsale, e probabilmente tale morfologia era condivisa da tutti i grandi teropodi (Coelurosauri).
Lo sviluppo di un secondo paio di ali, simile a quanto osservato in Microraptor, potrebbe essere permeante non solo di "Deinonychosauria" o Trodontidae ma dell'intero ramo Paraves, e potrebbe essre ricondotto ad abitudini prevalentemente arboricole o abilità planatorie, oltre che a mero display visivo (naturalmente con le dovute distinzioni generiche, morfologiche e dimensionali).
In conclusione quando pensiamo o restauriamo un Coelurosaro forse dovremo prestare più attenzione al modo in cui ne realizziamo gli arti posteriori... E quelli anteriori.


Sotto-Piume metatarsali in Anchiornis e tegumento degli arti in un aquila odierna



venerdì 4 ottobre 2013

All (mine) Yesterdays

Questo post giunge probabilmente un po' in ritardo, ma non importa, entrerà a far parte di un quadro più ampio.
Con esso presento un mio sketch, che potrebbe rientrare nella corrente "All Yesterdays", quanto meno nella sua più pura concezione originale;infatti già parecchio tempo fa nel post "All Yesterdays ma non solo" accennavo i pericoli derivanti dalla speculazione gratuita, e ora proprio perché quei pericoli si stanno materializzando, ho deciso di proporre qualcosa di personale, esponendola in chiave di questo movimento (paleo)artistico.
Tyrannosaurus rex- versione 2013.
Come per ogni raffigurazione di organismi estinti che si rispetti (o voglia farsi rispettare) la mia si basa sui fossili (in particolar modo a livello craniale), anche se sarebbe disonesto da parte mia non annoverare tra le fonti della stessa alcuni diagrammi scheletrici, tra cui la celeberrima ricostruzione di G.Paul, l'ultima versione dello Skeletal di S.Hartman (presente sul suo sito Skeletal Drawing) e la meno famosa ma altrettanto interessante ricostruzione di Oghaki on Deviant Art.
Fin qui tutto nella norma, ma come tutti sappiamo il piatto forte della corrente è la speculazione, per cui eccoci qui:
Attualmente (che io sappia) non esistono prove DIRETTE a testimonianza della presenza di piume nel taxon in questione, tuttavia il clade Theropoda pare essere permeato da tale tipo di tegumento, ed il più grande animale dotato di (proto)piume attualmente noto alla scienza è proprio un tyrannosauride.
Per questi motivi la mia prima speculazione è stata l'introduzione di tegumento piumato.
Tra i fossili di teropodi piumati inoltre ne esiste uno particolarmente interessante, dotato di ampie strutture relativamente rigide e robuste, compresse su di un piano, che paiono concentrarsi nella zona nucale, sul collo ed alla base della coda.
Tale tipo di struttura tegumentaria, nota come EBFFs che è stata rinvenuta associata ad un piumaggio filamentoso più "classico" è stato il secondo elemento speculativo inserito nella mia ricostruzione.
Successivamente mi sono basato su alcuni animali viventi per completare il mio sketch, in particolar modo  sui più grandi uccelli non volatori viventi: i Ratiti.
Essi sono stati la base per generare il piumaggio, sia a livello visivo (in accordo con le prove fossili note) sia per quanto riguarda il colore, inoltre come i miei lettori fisso sapranno bene i Ratiti sono anche alla base della postura degli arti anteriori del "mio" Tyrannosaurus (ma non solo), naturalisticamente ritratti al di sotto delle setole filamentose.
Nulla di gratuito o immotivato è stato aggiunto in questa ricostruzione (anche perché volutamente l'animale non è stato associato a nessun comportamento particolare) tuttavia proprio come alcune delle opere capostipiti della corrente "Alla Yesterdays" fornisce un immagine diversa del taxon, unica in alcune sue caratteristiche.

Spero che essa sia di vostro gradimento.

lunedì 30 settembre 2013

The Best Of...

In questo blog ho più volte accennato di come le ricostruzioni museali possano essere ingannevoli:
Di come sculture dallo straordinario dettaglio possano trarre lo spettatore in inganno riguardo il grado di completezza di un taxon, della presenza (ed in taluni casi di perpetuazione) di errori morfologici frutto di ricostruzioni "datate", o addirittura di sculture altamente speculative e poco probabili.
Bene in questo post, e con ogni probabilità in altri futuri, per la legge del contrappasso, metterò in luce quei mount-cast mirabili, degni di nota e pregevoli.
Così mentre in molti paleo blogs si discute riguardo il tasso di speculazione della paleoarte con il ritorno della corrente "All (your) yesterday" e si ammirano opere a tema mesozoico fuori dall'ordinario, io vi propongo un' opera ugualmente straordinaria, un cast di Diplodocus finalmente non obbligato a tenere il collo completamente disteso davanti il corpo orizzontalmente al terreno, ma lasciato libero di ergere la testa al di sopra delle spalle, reso ancor più formidabile dalla prospettiva del fotografo.

Signore e signori ecco a voi una delle migliori repliche montate di uno scheletro di Diplodocus!
Godetevelo.

venerdì 27 settembre 2013

My theropod is bigger than yours... or not?

Premessa- In questo post non mi riferirò minimamente all'omonimo articolo.

Qualche giorno fa mi è stato segnalato che all'interno di un forum (di cui non sono membro) sono stato apostrofato come "fan" di questo o di quel teropode gigante, sulla base di alcuni dichiarazioni estrapolate da questo blog, e totalmente decontestualizzate.
In particolare qualche fanatico delle super stime e dei super confronti ha stilato una graduatoria dei theropodi giganti "sensu Degio" che qui riporto fedelmente:

Tyrannosaurus 13m. 8-9t.
Spinosaurus 12,3/14,4 m. 5-7t.
Giganotosaurus  11,5/12m. 6t.
Carcharodontosaurus 12.5m. 5t.
Mapusaurus 5/9m. fino a 11m.

Caro fanatico dei giga-numeri, ora ti (ri)dimostrerò perché andare avanti a simili schemini sia infantile ed insensato, e cosa assai più importante perché sia stupido e mistificativo estrarre parole e stime dal loro contesto.

1)Tyrannosaurus- il "13m." qui sbandierato è stato estratto da un post (T.imperator) nel quale trattavo della pericolosità intrinseca nello stimare le dimensioni partendo dai frammenti (è bello vedere che chi critica nemmeno legge i post) e di come una stima di 12/13 metri possa rappresentare la taglia estrema per i grandi teropodi.
La massa stimata in 8/9 tonnellate deriva dall'articolo di Hutchinson (consigliato) corroborata informalmente da altri autori (come S.Hartman di cui consiglio il sito Skeletal drawing) e, per quanto io sia in accordo con essa, la stessa non proviene dal sottoscritto.

2)Spinosaurus- ne ho parlato diverse volte in questo blog, per cui taglio corto:
La stima dimensionale vicina ai 13/14 metri è la più affidabile dopo aver restaurato il cranio sulla base di Irritator (il taxon noto più affine a Spinosaurus), la massa è stata calcolata (quella dal sottoscritto) sulla base del femore di Suchomimus (spinosauride di maggiori dimensioni di cui è noto il femore) ed il range è volutamente ampio a causa della frammentarietà di Spinosaurus (giungere tramite questo metodo alle 17 t.come suggerito dal fan dei mega teropodi è matematicamente impossibile).

3)Giganotosaurus-la centimetrica diminuzione dimensionale riportata dal fanatico è relativa alle misurazioni riportate nel 2012 da Carrano, che differiscono (per difetto) rispetto alle prime riportate da Calvo e Coria. Come per gli altri teropodi giganti sono propenso a considerare veritiera una stima di 12/13 metri per Giganotosaurus.
In accordo con l'attuale brand generale e tenendo conto dello status di allosauroide del taxon una stima di sei tonnellate è una buona stima (per saperne di più rimando al post North vs South)

4)Carcharodontosaurus- idem come sopra ma con dati fossili più frammentari.
(Nota il mio 12/13 m. Significa tra i 12 ed i 13 metri, non 12,5m)

5)Mapusaurus- Bonebed contenente i resti di almeno 17 individui per lo più sub adulti di dimensioni comprese tra i 5 e i 9 metri, con resti di dimensioni maggiori che lasciano supporre animali di oltre 11 metri.
Liberamente tradotto dalla descrizione del taxon....

Conclusioni- In questa classifica di "mio" c'è ben poco, invece di stilare classifiche, additando qualche blogger di fanatismo ampliate le vostre conoscenze, e prima di criticare almeno fate lo sforzo di leggere i post redatti o andate alla fonte, sempre indicata nel riquadro etichette.

I dinosauri erano animali, gli organismi biologici più complessi esistenti, e come tali dotati di variabilità intraspecifica.
Due esemplari della stessa specie al medesimo stadio ontogenico non erano copie perfette, e non avevano necessariamente le stesse dimensioni.
Come già affermato piuttosto che fossilizzarsi sui centimetri è meglio fornire un range dimensionale plausibile, verosimilmente compreso tra gli 11 ed i 13 metri nel caso specifico.

Ringrazio tutti coloro che hanno linkato questo blog sul forum sovracitato dando la possibilità alle mie parole di ritornare nel loro contesto.

P.S.-Il post non vuole essere offensivo per nessuno, bensì riflessivo.

giovedì 26 settembre 2013

Sauroposeidon >Paluxysaurus redux

Alcuni mesi fa vi aggiornai riguardo lo status tassonomico di Paluxysaurus, proposto come sinonimo junior di Sauroposeidon proteles dai paleontologi D'Emic e Foreman sulla base dell'indistinguibilità dei due taxa a livello vertebrale.
Winkler et al. descrivendo alcuni resti attribuibili al taxon rinvenuti nel Texas (Jones Ranch), più precisamente mascella, sacro, ileo e parte prossimale della coda, rinforzano tale sinonimia.
Il cranio appare alto, espanso dorsalmente e relativamente corto, generalmente più "tozzo" di un cranio tipicamente brachiosauride, inoltre la regione sacrale presenta sei vertebre, caratteristica tipica dei somphospondyli, così come la morfologia delle vertebre caudali si discosta da quella dei brachioasauridi, avvicinandosi maggiormente a quella dei somphospondyli basali.
Tali resti riferiti rendono ad oggi Sauroposeidon uno dei titanosauri (senso lato) meglio conosciuti, e ci permettono di ricostruire in modo verosimile l'aspetto dell'animale*.

*Gli esemplari di "Paluxysaurus" paiono essere individui a stadi ontogenici immaturi di Sauroposeidon, per cui le proporzioni degli esemplari adulti potrebbero essere differenti rispetto a quelle inferite dai meglio conosciuti esemplari giovanili.

martedì 24 settembre 2013

Ladies and gentlemen... Tyrannosaurus rex

Una meravigliosa illustrazione di Tyrannosaurus, di cui apprezzo le peculiari caratteristiche.
Prescindendo dal piumaggio, particolarmente folto ma giustificato dalle condizioni climatiche (per quanto il Cretaceo fosse un periodo generalmente considerabile caldo è plausibile ipotizzare una blanda alternanza stagionale, per cui ad elevate latitutini non è possibile escludere categoricamente sporadiche nevicate), adoro la resa degli arti anteriori, parzialmente in accordo con quanto da me ipotizzato in passato, con gli stessi quasi nascosti sotto il piumaggio con gli artigli che fanno capolino tra le protopiume filamentose,  ma non è su questo che voglio porre l'attenzione in questo post.
Quello che voglio sottolineare oggi infatti è una caratteristica craniale dell'animale, spesso sottovalutata, ossia le ornamentazioni nasali e sopraorbitali.
Contrariamente a quanto accade per i megalosauroidi, dove creste, corna orbitali e creste lacrimali sono conosciuti ed enfatizzati nelle rappresentazioni artistiche nei tyrannosauri le stesse sono quasi abbozzate, anche quando nei fossili sono relativamente prominenti.

Ringrazio l'autore alexandernevsky (on deviant art) per avermi dato il permesso di postare la sua opera.

giovedì 19 settembre 2013

Arti anteriori dei dinosauri quadrupedi

Curiosamente, dopo il mio lungo iter riguardante gli arti anteriori dei teropodi, VanBuren et al. pubblicano un articolo incentrato sulla postura e la mobilità degli arti anteriori nei dinosauri quadrupedi....

lunedì 16 settembre 2013

Guerre visive: il Potere della Paleoarte

Il potere delle immagini è innegabile.

Diverse opere, durante il corso della storia hanno accompagnato i grandi cambiamenti storici, diventandone simbolo e accompagnando i grandi movimenti socioculturali.

Le immagini non le parole hanno il potere di influenzare l'opinione pubblica, di creare simboli e di abbattere o modificare i paradigmi. A tal proposito potrei portare un infinità di esempi, ma sono certo che non sia nemmeno il caso di farlo considerando quanto la nostra società sia ormai dipendente dal materiale visivo e quanto questo aspetto sia proprio SOTTO GLI OCCHI di tutti. 

Il motivo per cui ritengo sia doveroso dare risalto alla Paleoarte, quella con la P maiuscola, dunque è semplice, essa è il mezzo più rapido ED EFFICACE di divulgazione, in grado di accorciare le distanze tra paleontogia e grande pubblico.Contrariamente ad un articolo scientifico (o ad un qualsiasi fluire di parole e nozioni) l'arte è (almeno nei suoi livelli più espliciti) immediata, chiunque può coglierne vari aspetti a livello intuitivo pur difettando di conoscenze profonde riguardanti il soggetto della stessa. Un opera infatti può mettere in rilievo aspetti semi sconosciuti ma paleontologicamente rilevanti come tafonomia, inferenza filogenetica e morfologia in modo naturale, creando una composizione piacevole visivamente ed in grado di mostrare con naturalezza il risultato di anni di studio da parte di equipe paleontologiche.

Mi basta citare l'inflazionatissimo fossile dei dinosauri combattenti per farvi capire cosa intendo, ma anche in questo caso gli esempi possono essere molteplici: 

Il dormiente Mei long, il nuovo modello di caccia rapace ipotizzato per "deinonycosauria", il sempre più realistico tegumento piumato realizzato dagli artisti e le riproduzioni postate in questo blog riguardanti l'arte di ritrarre gli arti dei teropodi.

Durante il medioevo, quando oltre il 90% della popolazione era analfabeta le immagini avevano il compito di istruire i fedeli, e oggi nell'era digitale quando oltre il 90% della popolazione è alfabetizzata (purtoppo non a livello globale) le immagini restano il modo migliore per insegnare alle masse.... E questo, signore e signori, è il motivo per cui la paleoarte ha un peso.


Sotto-La meravigliosa opera di Jennifer Miller di cui consiglio il sito (www.featherdust.com).

sabato 14 settembre 2013

Guida visiva ad una resa naturalistica degli arti dei teropodi (4)

E con grande piacere che vi presento la prima opera (paleo)artistica ispirata alla mia recente, ed ormai celeberrima, serie di post:

Tyrannosauridae indeterminato

By Giulio Cecchi.

Ringrazio l'artista per aver accettato la mia sfida e mi congratulo con lui per l'ottimo risultato ottenuto; inoltre ringrazio Danny Cicchetti per la segnalazione
Adesso potete godervi il secondo tyrannosauro realizzato dopo le mie disquisizioni sugli arti anteriori dei teropodi.

lunedì 9 settembre 2013

Jurassic Park ver. 2.0

Il dottor Grant fissava attonito un nero bovino, sollevato tramite una carrucola al di sopra di un edificio fortificato.
Quando John Hammond gli si avvicinò, con al seguito gli altri visitatori il dottore chiese:
<Cosa stanno facendo?>
<Li nutriamo> rispose Hammond dondolando la testa.
Il paleontologo incuriosito si avvicinò all'edificio, seguito a ruota dal gruppo dei visitatori, a cui si aggiunse anche il miliardario proprietario dell'isola.
Il cancello metallico posto al di sopra del recinto si aprì, e il bovino fu calato all'interno.
Non appena esso toccò terra  le fronde cominciarono a muoversi vorticosamente, e i "Raptor" si lanciarono all'attacco sotto lo sguardo incredulo e spaventato del gruppo.
<Dovremmo distruggerli tutti> tuonò una voce fuori campo.
<Robert, Robert Muldoon>  lo presentò celermente Hammond <Il mio guardacaccia nel Kenya, conosce i Raptor meglio di chiunque altro>.
Dopo queste parole il ranger fu subito arpionato dal paleontologo, che iniziò a porgli domande a raffica:
<Mi dica, che metabolismo hanno? Con che ritmo crescono?>
<Hanno una crescita decisamente veloce, i giovani non sono inetti, come i pulcini, ma sono capaci di procacciarsi il cibo in modo autonomo fin dalla più tenera età, per quanto ovviamente la loro dieta cambi con la crescita>
Il paleontologo annuì.
< Ho cacciato tutti gli animali di cui si va a caccia> riprese il ranger <ma come si muovono questi...>
<Veloci come Dingo?>
<Come Giaguari! E mi riferisco puramente all'etimologia della stessa, Yaguara, ossia colui che uccide con un balzo, non sono animali che possono correre a 80 km/h in uno spazio aperto, ma se tendono un agguato non ti accorgi di loro finché non è troppo tardi>
<Si si si si si, ed è per questo che prendiamo estreme precauzioni> si intromise Hammond senza un minimo di cognizione di causa.
<E quando ghermiscono la preda usano gli artigli per ancorarsi ad essa ferendola e gli arti anteriori fortemente piumati per restare in equilibrio sopra di esse finché l'animale sfinito crolla per la perdita di sangue e le ferite inflitte... veri uccelli rapaci> concluse Muldoon.
<Mi dica ancora una cosa> incalzò il dottor Grant <Perché usate la combinazione tassonomica Velociraptor antirrhopus?>
<Marketing!>
<Comprendo....>

mercoledì 4 settembre 2013

European Trackways

Vila et al.(2013) pubblicano uno studio completo su 30 piste di impronte dai Pirenei, di cui 28 completamente nuove, tutte risalenti al Maastrichtiano (Tremp Formation)
Il quadro biologico che le piste forniscono rivelano abbondanza di adrosauridi, le cui orme sono morfologicamente molto simili a quelle rinvenute in America ed Asia da strati cronologicamente simili seppur di dimensioni minori, ed un numero più esiguo di sauropodi.
L'abbondanza delle tracce può essere fatta risalire all'ambiente fluviale  e lagunale che caratterizzavano l'Europa occidentale durante il tardo Cretaceo, favorendo la fossilizzazione delle stesse.
Le piste di adrosauridi suggeriscono una deambulazione prevalentemente bipede per l'animale che le lasciò, identificato dagli autori come l'ichnogenere Hadrosauropoadus, e si attestano come la migliore istantanea conosciuta della vita nel Mesozoico europeo a ridosso della grande estinzione.

sabato 31 agosto 2013

Implicazioni Paleoartistiche dei precedenti post

Nella precedente serie di post mi sono soffermato sulle caratteristiche anatomiche degli arti anteriori di alcuni Theropodi coelurosauri, confrontandone le proporzioni generali e l'aspetto esteriore con quelli dei  Ratiti viventi.

Il risultato (non così sorprendente) mi ha portato ad ipotizzare che in molti taxa mesozoici gli arti stessi non fossero visibili mentre l'animale era in vita, in quanto sormontati da imponenti strutture tegumentarie che li rendevano simili ad ali nei taxa più prossimi ad avialae e dotati di arti proporzionalmente più grandi (alcuni dei quali dotati di strutture meno derivate di vere e proprie penne remiganti) e tenuti "nascosti" sotto il piumaggio in posizione neutra nei taxa dotati di arti proporzionalmente molto corti.

Per avere delle referenze visive (paleoartistiche) di quanto esplicitato su questo blog il mio spassionato consiglio è quello di visitare la galleria di Emily Willoughby ed ammirare la straordinaria restaurazione di Rinchenia realizzata da Marco Auditore, oltre che la tavola rafigurante Avimimus realizzata da Apsaravis on DeviantArt.

Qui sotto aggiungo uno sketch realizzato dal sottoscritto (e la relativa fonte d'ispirazione) ritraente un Tyrannosauridae con gli arti naturalisticamente nascosti dal piumaggio dell'animale.

L'immagine qui presente può tranquillamente essere riproposta altrove, tuttavia ci chiedo di accostarla ad un link che rimandi al blog, in modo che sia chiara la motivazione per cui gli arti del teropode sono appena visibili, inoltre spero che la stessa possa essere d'ispirazione per altri artisti, le cui opere potrebbero essere inserite in questo blog.

giovedì 29 agosto 2013

Un nuovo Modo di Vedere (ed illustrare) i Theropodi (parte due)

Nella prima parte del post mi sono soffermato sulla comparazione degli arti anteriori di alcuni theropodi mesozoici con quelli dei Ratiti viventi dotati di arti prominenti, in questa seconda parte invece mi occuperò di comparare i Casuarii con i theropodi mesozoici caratterizzati da arti anteriori ridotti.
Per questa seconda fase del mio progetto ho scelto due generi di Casuarii, caratterizzati per l'appunto da arti ridotti, ossia il Casuario (Casuarius casuarius) e l'Emù (Dromaius novaehollandiae), ed i risultati ottenuti sono stati interessanti.
Le proporzioni generali degli arti anteriori infatti non differiscono in maniera significativa da quelli di diversi theropodi mesoici caratterizzati da arti ridotti, ed in modo particolare ho trovato affinità tra gli arti dei Tyrannosauridi e quelli dell'Emù e tra la "bizzarra" morfologia brachiale di Alvarezsauridae e quella del Casuario.
Ora in entrambi i taxa viventi gli arti anteriori sono praticamente invisibili!
Nell'Emù, in cui tutto l'arto ed in particolare la mano (manus) e l'unguale sono più sviluppati è possibile scorgere una ridotta protoala in genere quasi indistinguibile dal resto del piumaggio, dalla quale emerge l'unguale praticamente invisibile.
Nel Casuario dove l'atrofizzazione dell'arto raggiunge il suo apice l'intera struttura brachiale resta nascosta al di sotto del piumaggio filamentoso, ed è assolutamente indistinguibile.
Razionalmente un ipotesi paleo-grafica di questo tipo è totalmente in accordo con le nostre conoscenze dei theropodi mesozoici.
Per i Tyrannosauridi gli arti anteriori sarebbero stati completamente inutili durante comportamenti agonistici intraspecifici o durante la caccia, e per gli animali sarebbe stato vantaggioso nasconderli, evitando così che potessero diventare bersagli per i rivali (lo so che adesso a tutti voi balena in mente il T.rex mutilato di "Dinosaurs revolution").
Per gli Alvarezsauridae la questione è ancora più interessante, in quanto una visione di questo tipo metterebbe fine ai dibattiti riguardo la morfologia aberrante degli arti dei taxa come Mononykus, dimostrandosi più naturalistica delle rappresentazioni oggi presenti di questi animali e rendendo un quadro della loro etologia meno influenzata dalla morfologia degli arti.

Sotto-Scheletri di Emù e Casuario e particolari dell'arto di quest'ultimo.
Per i dettagli sull'arto di Casuario e degli Alvarezsauridae cliccare qui

Un Nuovo modo di Vedere (ed illustrare) i Theropodi (Prima parte)

In questo blog ho sempre sostenuto come il modo migliore per provare ad allargare le proprie conoscenze sui dinosauri mesozoici (DOPO lo studio dei fossili) sia quello di osservare gli arcosauri viventi, gli animali più vicini fileticamente ai dinosauri.
Come i miei lettori più affezionati avranno certamente notato in questo ultimo periodo la mia attenzione verso la paleoarte ha avuto una netta impennata, ed in particolar modo ho tentato di dare risalto alle tavole più naturalustiche, prescindendo dal soggetto.
Questo interesse era il riflesso di un progetto che stavo portando avanti da qualche tempo, ossia una comparazione tra gli arti anteriori dei Ratiti (gruppo comprendente i più grandi uccelli non volatori viventi) e quelli di alcuni Theropodi non aviani.
Come accennato nel preludio lo scopo di tale comparazione era quello di provare a scorgere similitudini nei taxa analizzati tali da fornirci informazioni sull'anatomia in vivo degli arti anteriori nei dinosauri mesozoici.
L'idea mi balenò in mente l'anno scorso, dopo la scoperta di evidenze di piumaggio in Ornithomimosauria, ma cominciai a lavorare seriamente a questo progetto solo qualche mese fa.
Per la mia personale ricerca ho utilizzato 4 generi di Ratiti viventi appartenenti a tre sotto ordini, Struthiones (Struzzo), Rheae (Nandù) e Casuarii (Casuario ed Emù) mentre per i teropodi mesozoici la scelta è ricaduta su Coelurosauria ed  Alvarezsauridae,sia a causa delle morfologie brachiali sfoggiate da diversi taxa appartenenti ai cladi sia per la presenza accertata (o fortemente probabile) di piumaggio.
I risultati sono i seguenti:
1) Nei Ratiti dotati di arti anteriori proporzionalmente più lunghi, come lo Struzzo od il Nandù, si nota la presenza di penne remiganti che formano una sorta di protoala, che può essere ripiegata grazie all'elevata capacità di abduzione del polso aviana.
Tali caratteristiche si ritrovano anche in diversi taxa mesozoici, soprattutto in Dromaeosauridae, che quindi potevano "raccogliere" gli arti in posizione neutra, evitando così di danneggiare il piumaggio, come sapientemente illustrato negli ultimi tempi da diversi paleoartisti, una su tutti Emily Willoughby.
Tale capacità (iper abduzione del polso) sembra invece assente in Ornithomimosauria, clade nel quale comunque esistono prove dirette di importanti strutture tegumentarie sugli arti anteriori (sia che siano interpretate come vere penne remiganti o come strutture meno evolute
simili alle EBFFs), i cui taxa dovevano mantenere una posizione meno aviana degli arti in posizione neutra.

Sotto-Scheletro di Struzzo e particolare dell'arto anteriore

martedì 27 agosto 2013

Preludio: un Nuovo modo di Vedere (ed illustrare) i Theropodi

Gli arti anteriori dei theropodi sono molto imteressanti, in quanto presentano un'ampia disparità morfologica, in un clade in cui le omoplasie abbondano.
Da essi si sono originate le ali, che permettono agli uccelli di librarsi elegantemente nel cielo, ma si sono diversificati all'interno dei diversi cladi  in una miriade di morfoligoe diverse trasformandosi in armi letali, atrofizzandosi completamente fino a perdere la morbilità o evolvendo morfologie curiose come quelle riscontrate in Therizinosauria .
Durante gli anni '90 prima che il (proto)piumaggio irrompesse violentemente nel mondo della paleontologia stravolgendo il "look" dei dinosauri (in particolar modo dei theropodi) le particolari morfologie degli arti, specialmente quelli straordinariamente lunghi o corti,  apparivano fortemente bizzarre nelle illustrazioni paleoartistiche, ,mentre negli ultimi dieci anni, grazie alle innovative scoperte effettuate, alcune di esse si sono mostrate sotto una luce diversa, più naturale, affini ad alcune morfologie oggi presenti nei parenti più prossimi dei dinosauri mesozoici e comprensibile anche per l'occhio di un mammifero dell'Olocene.
Ma cosa possono insegnarci ancora gli arcosauri viventi riguardo la struttura degli arti anteriori dei loro antenati?

STAY TUNED

lunedì 26 agosto 2013

Il Giovin Signore

Un altro post paleoartistico per la gioia dei vostri occhi...
Un Tyrannosaurus immaturo (uno dei meglio realizzati in assoluto) ritratto nel suo habitat naturale, e per la priva volta in questo blog ritratto con una livrea bruna (lo ammetto adoravo quella colorazione bianca e nera del piumaggio simile a quella delle gazze)

giovedì 22 agosto 2013

Fight like a Dinosaur Round 3

Un altro esempio di come naturalezza e arte possano convivere, anche nelle tavole ritraenti gli aspetti più crudi del Mesozoico.

lunedì 19 agosto 2013

Ridescrizione Huabeisaurus

D'Emic et al.(2013) ridescrivono Huabeisaurus allocotus (Pang & Cheng 200) sauropode Somphospondylo del Campaniano, noto tramite un unico esemplare semi articolato, l'olotipo
HBV-20001 formato da due denti, quattro vertebre cervicali, sei vertebre dorsali parziali, sacro composto da sei vertebre, ileo, ischi e pube, trenta vertebre caudali, quattro costole dorsali, 13 chevrons, scapole e coracoidi destri e sinistri, femori, tibie e fibule (destri e sinistri).
Gli autori confermano la validità del genere, diagnosticato da una serie di caratteristiche uniche, ma ipotizzano che esso non sia un membro di Nemegtosauridae o Opisthocoelicaudinae come precedentemente pensato, ma che si tratti di un Euhelopodidae superstite, come suggeriscono una serie di caratteristiche comuni tra Huabeisaurus, Euhelopus, Tangvayosaurus e Phuwiangosaurus.
Inoltre D'Emic e colleghi sottolineano come l'ampia gamma di morfologie dentali riscontrate in Euhelopodidae possa suggerire un'ampia diversità ecologica all'interno del clade.

domenica 18 agosto 2013

Pachyrhinosaurus ontogeny

Il genere Pachyrhinosaurus (al quale sono ascritte 3 specie, P.canadensis, P.lakustai e P.perotorum) si appresta a vivere il suo periodo d'oro, grazie all'imminente distribuzione della pellicola "Walking with Dinosaurs 3D" di cui sarà protagonista, tuttavia sul fronte paleontologico  Fiorillo et al.(2013) battono sul tempo la grande distribuzione, descrivendo in questa calda estate DMNH 21460, un campione immaturo di Pachyrinosaurus perotorum, proveniente dalla Kikak-Tegoseak Quarry (Alaska), che presenta alcune caratteristiche inattese.
Per lungo tempo infatti tutte le conoscenze a nostra disposizione riguardo l'ontogenesi di questi bizzarri ceratopsidi sono pervenute da reperti raccolti nelle bone bed di una seconda specie, P.lakustai, i quali essendo attribuibili ad individui a diversi stadi ontogenici suggerivano una crescita della derivata struttura nasale quasi isometrica fino al raggiungimento dei 2/3 delle dimensioni adulte (Currie et al.).
Il nuovo campione rinvenuto in Alaska invece suggerisce un'ontogenesi cranio-facciale diversa per la specie P.perotorum o, come indicato dagli autori come alternativa più probabile, uno sviluppo meno lineare di quanto fino ad ora ipotizzato per l'intero genere.
DMNH 21460,composto da entrambi i nasali (destro e sinistro) fusi a formare una singola unità funzionale costituenti la parte posteriore della struttura nasale, infatti presenta un'anatomia unica, indicante la presenza di un ulteriore morfologia ontogenica approssimativamente indicata dagli autori come intermedia tra l'età giovanile e quella adulta,durante la quale le due ossa del nasale apparivano completamente fuse l'una con l'altra supportando un incipiente struttura nasale.
Come suggerito da un recente studio di Hieronymus et al. (Il quale ha analizzato la morfologia delle ossa cranio-facciali di diversi centrosaurini confrontandola poi con quella di diversi animali viventi dotati di corna) è plausibile che la struttura nasale e gli ispessimenti sopra orbitali fossero ricoperti in vita da una guaina cornea simile a quella riscontrabile negli odierni bufali, che avrebbero favorito gli animali durante i comportamenti agonistici intraspecifici basati su di un sistema di spinte testa contro testa.

NdR- il già citato studio del 2009 firmato Farke et al.non aveva individuato tracce evidenti di combattimento intraspecifico all'interno di centrosaurinae, tuttavia i dati raccolti su Pachyrhinosaurus sembrano indicare il contrario, dato lo status fortemente derivato di questi animali è POSSIBILE ipotizzare una maggiore bellicosità in questo genere ( tipico dei Ceratopsidi chasmosaurini) rispetto ai centrosauri più basali.

venerdì 16 agosto 2013

Paleoarte... Contemporanea!

Un imponente theropode, realizzato tramite la modellazione di 350 "ossa" cromate, si erge al di sopra della capitale francese.
Si tratta di un opera di Philippe Pasqua installata in loco per promuovere una mostra di arte contemporanea lungo la riva della Senna.
Godetevelo:

martedì 13 agosto 2013

Carcharodontosauridi piumati?

Questo post rientra prettamente nella categoria "Paleoarte", tuttavia potrebbe presentare alcuni risvolti inaspettati (soprattutto se qualche artista emergente si troverà per caso a leggere queste righe e deciderà di accettare la sfida).
Il punto è questo:
I Carcharodontosauridi sono alcuni degli animali peggio ricostruiti paleoartisticamente.
Con la sola esclusione di Acrocanthosaurus atokensis, il quale gode di tavole artistiche di tutto rispetto, infatti la stragrande maggioranza dei sauri dai denti di squalo di grandi dimensioni (si proprio i preferiti dal grande pubblico) sono rappresentati secondo stereotipi superati e spesso in maniera erronea.
In parte tale scempio è attribuibile alla scarsità dei reperti fossili oppure ad alcune mistificazioni che ruotano attorno ad essi (come le ricostruzioni craniali errate di Giganotosaurus) tuttavia secondo il modesto parere del sottoscritto le cause sono (anche) altre.
Infatti anche quando sono presenti ottime referenze per gli artisti (foto dei fossili, ricostruzioni scheletriche HiFi o cast ) spesso il risultato è claudicante.
Giganotosaurus carolinii pare svolgere in questa questione un ruolo centrale, poiché forse a causa della buona percentuale di fossili rinvenuti attribuiti al genere, pare essere la base per la ricostruzione di altri generi affini di grandi dimensioni.
Tuttavia lo stesso Giganotosaurus non è esattamente la base ideale per tali ricostruzioni, essendo esso stesso un taxa altamente derivato e più pesantemente costruito dei suoi con famigliari.
Oltre questo inoltre sembra che questa famiglia di animali abbia raccolto la pesante eredità di feticci adatti ad appagare le esigenze degli amanti dei Dino-mostri, in coppia con il più noto Tyarannosauridae nordamericano, a causa della loro mole e probabilmente dal loro tegumento dal fascino retrò.
Ma sara poi così vero ?
Ecco (ad esempio) la mia restaurazione preferita di Carcharodontosaurus, firmata Mohamad Haghani, piena di dettagli e fedele ai dati attualmente in nostro possesso riguardo questo animale, e naturalmente protopiumato.
Non entrerò qui nel vivo della discussione secondo cui sia o meno attendibile un simile tegumento per gli esponenti di Carnosauria, tuttavia non è poi così improbabile considerando la possibilità che lo stesso Concavenator (dal destino artistico ben più roseo) possa presentare tracce di piumaggio.
E come dimenticare poi Sauroniops pachytholus, il Carcharodontosauridae basale noto tramite un frontale (MPM 2594) il quale possiede una delle restaurazioni in vita meglio realizzate per tale famiglia, ad opera del maestro Emiliano Troco, in cui lo stesso Sauroniops appare protopiumato.

domenica 11 agosto 2013

Il Post più Dinomaniaco nella Storia di questo Blog

No, non sarà un post redatto da me, ma un link caldamente consigliato a tutti coloro che pensano che il tegumento piumato "rovini" i dinosauri (theropodi) e che essi non siano "spaventosi come l'inferno":
http://dontmesswithdinosaurs.com/?p=879#comments

mercoledì 7 agosto 2013

Analisi istologiche interne ad Ankylosauria

Le prime analisi istologiche approfondite effettuate sulle ossa lunghe di taxa interni ad Ankylosauria, effettuate da Stein et al. (2013) forniscono nuovi dati sullo sviluppo ontogenico e sull'evoluzione dei Thyreophora.
Gli esami effettuati su diversi taxa nordamericai del tardo Cretaceo e sul basale Hungarosaurus tormai (europeo) rivelano un architettura ossea fibrolamellare, che è caratterizzata dalla presenza di osteoni primari (lamelle ossee concentriche con un canale centrale, detto canale di Havers, contenente minuscoli vasi sanguinei che rappresenta l'unità strutturale dell'osso compatto indicata come sistema osseo haversiano).
La miscela di tessuto osseo e di fibre parallele associate ad una scarsa vascolarizzazione complessiva portano gli autori ad ipotizzare una crescita relativamente lenta per gli ankylosauri (con gli esponenti di Nodosauridae avente un tasso di crescita più lento rispetto ad Ankylosauridae), una tendenza rara all'interno di Dinosauria, ma già precedentemente ipotizzata fa Hayashi et al. per Stegosaurus.
Inoltre le analisi effettuate rivelano che i taxa più derivati (in particolare all'interno di Ankylisauridae), erano soliti sostituire grandi quantità di tessuto primario durante una fase precoce della vita , e ciò come suggerito dagli autori potrebbe essere una conseguenza dell'ossificazione degli osteodermi  tipicimdi questi animali, in quanto i processi di rimodellamento guidati metabolicamente avrebbero liberato una gran quantità di calcio permettendo lo sviluppo della tipica armatura durante il passaggio dalla fase giovanile a quella adulta, durante la quale probabilmente si sarebbe attuata una seconda "ristrutturazione" a causa di un aumento del carico strutturale.

In origine il post doveva essere più di una mera divulgazione delle conclusioni dello studio condotto da Stein et al. ma, per una serie di motivi, non mi è stato possibile redarre un post più dettagliato.

venerdì 2 agosto 2013

Personali riflessioni sulla questione "Toroceratops"


Dopo due post redatti sull'argomento appare chiaro il mio personale punto di vista sulla questione "Triceratops", ossia il mio totale scetticismo riguardo la teoria di Horner e Scannella, la quale tuttavia mi è parsa affascinante, soprattutto a causa delle profonde mutazioni morfologiche che sembrano pervadere Dinosauria durante l'ontogenesi degli
animali (anche escludendo la dicotomia Triceratops-Torosaurus).
Naturalmente il mio scetticismo non deriva da inclinazioni personali, ma da una serie di dati che mettono in crisi sia la teoria "classica " del 2010 di Horner e Scannella sia la sua altrettanto plausibile progenie che vedrebbe in Torosaurus e Triceratops un esempio (estremo?) di dimorfismo sessuale.
Ovviamente un valido contributo alle mie riflessioni proviene dall'articolo di Longrich et Field (2012) in cui gli autori tramite analisi morfologiche ed istologiche evidenziano come sia possibile identificare differenti stadi ontogenici sia tra gli esemplari riferiti a Triceratops sia tra quelli riferiti a Torosaurus, e come la morfologia delle fosse presenti nel collare di Triceratops non sia compatibile con la locazione delle finestre presenti nella gorgiera di Torosaurus e di come dalla microstruttura ossea del collare di Triceratops non possa originare strutture simili a quelle presenti in Torosaurus.
D'altro canto se i due generi dovessero rappresentare un caso di dimorfismo sessuale piuttosto che una serie ontogenica tali caratteristiche perderebbero (almeno parzialmente) la propria solidità, in quanto non esisterebbe nessuna modificazione cranica radicale ad uno stadio ontogenico relativamente avanzato, bensì esso avverrebbe precedentemente, e naturalmente sarebbe circoscritto ad una serie di individui facenti parte di un unico sesso.
Tuttavia sulla base dei dati attualmente in nostro possesso riguardo i Chasmosaurini nordamericani del Maastrichtiano anche questa possibilità non appare molto supportabile, in quanto un interessante articolo datato 2009 e pubblicato da Varie et al. ha rivelato come un esemplare di Triceratops sp su sei mostra segni di ferite sullo squamosale identificabili come prove di comportamenti agonistici violenti intraspecifici.
Ora secondo il nostro diffuso criterio di giudizio maschilista (mammaliano) ci aspetteremmo che siano i maschi a "scornarsi" per ottenere uno status elevato all'interno di un ipotetico branco al fine di ottenere il diritto ad accoppiarsi, tuttavia anche prendendo in considerazione l'ipotesi che i ceratopsidi formassero gruppi matriarchici/poliandrici dobbiamo tenere presente che in casi analoghi i ruoli si invertono completamente, e sono le femmine a sviluppare imponenti strutture display ed a scontrarsi fisicamente.
In definitiva appare poco probabile che all'interno di un'unica specie sia un sesso a sviluppare elaborate strutture display e l'altro a combattere per la supremazia, ma al contrario sono gli esemplari dotati di tali strutture ad esibirle durante i rituali di corteggiamento ed a scontrarsi fisicamente con i rivali nel caso in cui le manifestazioni di forza non fossero sufficienti a farli indietreggiare.
Infine anche la blasonata prova paleogeografica che pareva supportare la teoria di Horner e Scannella inoltre non appare così convincente.
Considerando infatti i taxa (Eo)Triceratops, Triceratops horridus, T.prorsus, Torosaurus latus e T.utahnensis la mappa dei ritrovamenti mostrerebbe come la popolazione di Triceratops fosse diffusa nell'area centrosettentrionale degli odierni Stati Uniti, mentre la popolazione di Torosaurus prosperasse negli stati centromeridionali, con la sovrapposizione di alcuni taxa riscontrabile solo negli stati centrali come probabile conseguenza delle migrazioni degli animali.

martedì 30 luglio 2013

"Immaginate di essere nel periodo Cretaceo" (Alan Grant)

In una delle scene iniziali della pellicola a dinosauri più famosa degli ultimi vent'anni il paleontologo protagonista apostrofa un ragazzino relativamente lungimirante ma indisciplinato.
Ma come sarebbe l'impatto fisico che avremmo "visitando" il nostro mondo durante il Maastrichtiano?
Il primo shock lo avremmo a livello di ventilazione, infatti dovremmo fare i conti con un aria altamente ossigenata, e di conseguenza i nostri primi respiri nel mondo del Mesozoico ci farebbero bruciare i polmoni, come se venissimo al mondo una seconda volta.
Superato questo primo ostacolo, mentre il respiro ed i battiti cardiaci ritornano ai livelli standard, sentiremmo sul viso un aria pregna di umidità accompagnata da elevate temperature.
Con i vestiti già appiccicati alla nostra pelle i nostri sensi sarebbero colpiti da numerosi stimoli:
Potremmo udire il canto ed i richiami riecheggianti tra gli alberi di diverse specie di uccelli (e altri dinosauri alati) senza però riuscire a vederli, il nostro sguardo sarebbe sintomatica attratto da macchie colorate nel verde più intenso circondate da nugoli di insetti atti ad impollinare i fiori e con un po' di fortuna potremmo osservare alcuni dei primi alberi da frutto che il nostro pianeta abbia mai ospitato (i più coraggiosi potrebbero provare anche ad assaggiare i frutti ma nessuna agenzia di viaggio consiglia questa pratica).
Dopo tale sbigottimento l'afa e la disidratazione conseguente la sudorazione ci spingerebbe a cercare una fonte d'acqua dolce che, con un minimo di arguzia, potremmo trovare seguendo il volo di alcune grosse libellule dai colori sgargianti che si corteggiano e si riproducono presso acquitrini e paludi.
Il nostro primo incontro con la fauna vertebrata locale avverrebbe proprio in procinto di uno specchio d'acqua dove diverse tartarughe fanno capolino cercando di accaparrarsi i raggi del sole che oltrepassano la volta verde sopra le nostre teste.
Mentre ci rinfreschiamo con l'acqua più pura che abbiamo avuto l'onore di toccare durante l'intero arco della nostra vita sarebbe saggio controllare che non ci siano coccodrilli intorno a noi, prestando occhio anche a quelli che sembrano tronchi galleggianti nonostante gran parte della attenzione possa comprensibilmente essere monopolizzata dagli stimoli uditivi.
Dopo questa sosta rigenerante potremmo procedere al di fuori di quest'area densamente alberata attratti da quelli che potrebbero sembrare profondi muggiti, e scostando la vegetazione che ci ostruisce la visuale, sulla quale si spostano grosse lumache, arriveremmo in una vasta radura dove, con un tonfo al cuore, balbetteremmo "È un dinosauro" di fronte ad una manciata di grossi Ceratopsidi totalmente disinteressati alla nostra presenza.
Adesso potete sfiorare il vostro Triceratops.

Sotto- Impressioni della pelle di Triceratops