Da circa un mese, dopo la pubblicazione dell'articolo di Ibrahim et al. riguardante i plausibili adattamenti acquatici in Spinosaurus sulla base di nuovo materiale fossile una nuova discussione ha surclassato lo storico dibattito riguardante le dimensioni del Taxon, ossia quella riguardante la lunghezza degli arti posteriori e la relativa capacità del theropode di muoversi in stazione bipede.
Contrariamente al precedente dibattito dimensionale ho trovato interessanti e stimolanti diversi dibattiti relativi all'argomento, poiché la morfologia aberrante di Spinosaurus potrebbe rappresentare il primo caso di quadrupedia noto all' interno di theropoda che porterebbe dietro di se una lunga scia di implicazioni.
Tuttavia dopo aver preso parte ad almeno un paio di discussioni (in vari ambiti) relative alla questione mi sono accorto che vi erano alcune costanti di cui nessuno (o quasi) pareva curarsi e che ho deciso di approfondire:
1)La presunta impossibilità di un theropode di 10 metri di deambulare sui soli arti inferiori lunghi "solo" 158 cm.
2)Il desiderio (anche inconscio) di trasportare tutti i dati disponibili dall'osteologia del neotipo di Spinosaurus ad un ipotetico esemplare di 15 metri.
Dopo aver liberato la mia mente dai due stereotipi sopra citati ho cominciato a lavorare sulla ricostruzione scheletrica del "nuovo" Spinosaurus, prima in versione cartacea (grazie National Georaphic) e poi in digitale, con alla mano la tabella di misurazione dei fossili del neotipo, un paio di fotografie dello stesso ed altri elementi estrapolati dall'articolo di Ibrahim et al., giungendo alla conclusione che la ricostruzione scheletrica stessa era più precisa di quanto supposto da alcune voci in rete, ma che al contempo una postura bipede per il neotipo dell' ormai battezzato "dinosauro nuotatore" non era impossibile o fuori questione.
Certo per me attualmente non è possibile calcolare il baricentro dell'animale come fatto da Ibrahim et al., tuttavia con alcuni accorgimenti come un accentuta forma ad S del collo plausibile sia ipotizzando che la vela fosse sede di ancoraggio per un legamento nucale (come ipotizzato da Andrea Cau sul blog Theropoda) sia come postura osteologica neutrale (riguardo cui sono stati scritti diversi post sul blog SVPW) il baricentro potrebbe essere spostato indietro, con il risultato di favorire la postura bipede.
Inoltre le stesse dimensioni ridotte degli arti inferiori (ed il conseguente abbassamento del baricentro) potrebbero favorire la stabilità di un animale dotato di un tronco così allungato in relazione alle dimensioni totali, in maniera analoga a quanto potrebbe avvenire in alcuni abelisauridi dalle "zampe corte" per i quali è assolutamente impossibile ipotizzare una locomozione quadrupede.
Nota- Ripeto a scanso di equivoci che la ricostruzione è interamente basata sull'esemplare neotipico,ossia un animale con una lunghezza stimata di 10/11 metri e con un cranio lungo circa 112 cm, non su di un ipotetico esemplare pienamente maturo