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venerdì 28 giugno 2013

Oltre Misura

Uno degli obiettivi di questo blog (probabilmente il più importante) è la diffusione del sapere paleontologico, frutto delle incessanti pubblicazioni da parte dei paleontologi di tutto il mondo.
Mi piace guardare a "Dinosauria" non come ad una realtà (blog) a se stante, ma come una piattaforma tramite cui è possibile accedere a diversi contenuti paleontologicamente "seri" ed aggiornati, e per questo all'interno del blog non mancano (e non mancheranno) link che riportano a pagine o post inerenti agli argomenti da me trattati o recensioni/approfondimenti riguardo alle opere di altri paleoartisti o paleoblogger (molti dei quali largamente più autorevoli del sottoscritto).
D'altro canto ogni volta che in rete trovo citati gli articoli di questo blog (spesso correlati di link che riportano alle pagine dello stesso e di questo vi ringrazio) mi sento lusingato perché in fondo significa che tali pubblicazioni sono considerate interessanti e soprattutto attendibili.
Bene perché l'attendibilità è proprio l'argomento del post di oggi.
Per essere attendibile infatti un articolo deve citare le fonti, quando possibile, articolando poi  ogni disquisizione sulla base delle stesse.
I puri "Secondo me" o "Io credo" se non supportati da dati empirici infatti non portano proprio da nessuna parte e sono totalmente privi di ogni attendibilità; tanto che credo che se in uno degli ultimi post redatti mi fossi limitato ad "etichettare" Stegosaurus longispinus come dacentrurino senza fornire nessun elemento a favore della mia tesi nessuno avrebbe avuto il minimo interesse a leggere quell'articolo.
Purtroppo per alcuni argomenti (su tutti le dimensioni dei grandi teropodi) sembra che non esista alcuna gerarchia riguardo all'attendibilità delle fonti, e che un articolo scientifico, una stima non ufficiale basata sugli elementi fossili disponibili di un taxon avvalorata da comparazioni con i taxa ad esso filogeneticamente più affini ed un "secondo me è cosi perchè mi aggrada"abbiano pari dignità divulgativa.
Io non sono uno che si schiera a priori contro le stime dimensionali dei taxa, tuttavia sono il primo a dire che una stima effettuata in modo ignorante può portare alla nascita di un mito paleontologico duro a morire che mina la seria diffusione della paleontologia.
Tali miti formano l'inesauribile combustibile di alcuni Dinoforum e sono la ragione di vita di alcuni Dinomaniaci che assoggettano alcune descrizioni (più o meno ufficiali) degli esemplari più frammentari alla loro volontà, con il fine ultimo di creare un Dinofeticcio dalle dimensioni colossali.
Ora avevo quasi pensato di propinarvi un elenco delle stime dimensionali dei grandi teropodi sulla base della più attendibile delle fonti (gli articoli scientifici) ma ciò non avrebbe senso e alimenterebbe inutili polemiche, per cui farò qualcosa di MOLTO più utile dilazionato in 5 punti:
1-È preferibile dare un range dimensionale specifico piuttosto che incaponirsi inutilmente sulle dimensioni di un singolo esemplare ( Allosaurus era un teropode lungo 7/8 metri è meglio che tirare sempre in ballo un ipotetico Epanterias lungo oltre 11).
2-I fossili sono la base del sapere paleontologico non le stime di Tizio basate sulla ricostruzione di Caio, essi ci forniscono un ampia gamma di informazioni morfologiche puntualmente ignorate dai più (gli Allosauroidi sono morfologicamente diversi dai Tyrannosauridi, e ciò non è ne un bene ne un male, è un dato di fatto per cui non piangeteci sopra).
3-Le variazioni intraspecifiche sono un dato di fatto per cui stimare un esemplare sulla base di un altro che è dell' X% più piccolo porta spesso ad una sovrastima.
Inoltre spesso nei teropodi si assiste ad una sproporzione tra testa e corpo negli esemplari più grandi (all'aumentare delle dimensioni dell'esemplare la testa appare proporzionalmente più grande) e non solo.
4-Ingrandire a dismisura una ricostruzione scheletrica di Hartman (o chi per lui) non significa fare una stima dimensionale.
5-La paleontologia è una scienza dinamica che prova a ricostruire un puzzle meraviglioso di cui molti (troppi) pezzi sono andati perduti, ma di cui tramite ogni nuovo tassello è possibile intuirne i contorni... non fossilizzatevi.

PS- Quando Coria e Currie descrissero la "boneded" di Mapusaurus riportarono la presenza di diversi esemplari a diversi stadi ontogenici di dimensioni comprese tra i 5 ed i 9 metri, oltre che alcuni frammenti che portano ad ipotizzare esemplari vicini agli 11 metri.
Dopo pochi giorni la rete era già invasa da Mapusaurus di 14 metri... Ciò fa riflettere no?
Poichè quelle sovrastanti sono le uniche stime UFFICIALI riguardanti il Carcharodontosauro sudamericano (riportate anche recentemente in un articolo riguardante le ferite riscontrate sulle ossa rinvenute nella bonebed) non risonderò ad eventuali commenti riguardo le dimensioni di Mapusaurus

martedì 25 giugno 2013

Lusotitan è Brachiosaurus?

Continua il viaggio alla ricerca delle relazioni tra la fauna giurassica proveniente dalla celeberrima Morrison Formation americana ed il piccolo gioiellino portoghese, la Lourinhā Formation.
Dopo la (personale) rivalutazione di "Stegosaurus" longispinus (vedi post precedente), oggi mi soffermerò sul più grande sauropode portoghese, recentemente ridescritto da Mannion et al. (2013), Lusotitan atalaiensis.
Originariamente descritto da Lapparent e Zbyszewski nel 1957 come Brachiosaurus atalaiensis (sulla base delle dimensioni degli arti anteriori),esso fu assegnato al nuovo genere  solo nel 2003 da Antunes e Mateus, i quali ridescrissero parzialmente l'esemplare, tuttavia quella di quest'anno appare la prima descrizione completa ed esaustiva di tutto il materiale.
Lusotitan è noto tramite due vertebre cervicali anteriori (? quinta e sesta), un arco ed un centro vertebrale dorsale, un centro vertebrale medio/posteriore, 21 vertebre caudali, diversi frammenti di costole, tra cui una posteriore quasi completa, 12 chevron, la terminazione distale della scapola, frammenti dello sterno, la metà distale di entrambi i femori, radio, parte dell'ulna, gran parte dell'ileo, pube, ischio, tibia e parte della fibula e dell'astragalo, ed è diagnosticabile sulla base di 6 autapomorfie:
-Margine laterale dei processi caudali anteriori convessi in visione anteriore.
-Centro delle vertebre caudali (medie e anteriori) dotato di cavità prominenti sulle faccette articolari posteriori.
-Presenza di postzigapofisi caudali che formano processi allungati e compressi che si proiettano ben oltre il margine posteriore dell'arco neurale.
-Regione laterale simile a spalle (shoulder like) alla base delle spine neurali tra prezigapofisi e postzigapofisi nelle vertebre caudali.
-Tibia fortemente inarcata lateralmente.
-Assenza di solchi verticali che si estendono fin sull'albero fra i malleoli laterali e mediali della tibia.
Il Taxon quindi risulta valido e distinto da Brachiosaurus, distinzione supportata anche dall'analisi filogenetica proposta dagli autori che attesta Lusotitan come Brachiosauridae o come Sister taxon di Titanosaurifirmes.
Da notare che tale analisi filogenetica (effettuata su 63 taxa e 279 caratteri) pone Brachiosaurus in una posizione più basale rispetto a Giraffatitan, avvalorando (parzialmente) la tesi di coloro che vedevano nel cranio del sauropode americano (USNM 5730) una forma intermedia tra Camarasaurus e Giraffatitan.

PS- Una nota per tutti coloro che credono ciecamente nelle stime di peso estratte tramite equazione, il peso di Lusotitan si attesterebbe intorno alle 29 tonnellate sulla base della lunghezza del femore, mentre super ebbe le 150 sulla base della sua circonferenza.
Ora chiaramente entrambe queste stime agli antipodi appaiono poco realistiche, tuttavia una ragionevole media vicina alle 60 tonnellate appare più realistica, ed in linea con il mio pensiero espresso in un post precedente (io sarò di parte ma i dati fanno riflettere).

giovedì 20 giugno 2013

"Stegosaurus" longispinus è uno stegosaurus ?

La Morrison Formation americana e la Lourinhä Formation portoghese mostrano una fauna straordinariamente simile,probabile risultato della migrazione degli animali favorita dalla geografia Giurassica.
In entrambe infatti troviamo grandi sauropodi (diplodocidi e brachiosauridi), theropodi più o meno evoluti (Allosauri e Megalosauridi), ornithopodi e stegosauridi.
Tuttavia proprio riguardo a quest'ultimo gruppo esiste una differenza sostanziale:
Gli esponenti vissuti in America appaiono molto più evoluti rispetto agli stegosauri europei.
Infatti mentre gli stegosauridi americani (almeno tre specie) sono considerati esponenti della sottofamiglia stegosaurinae, quelli europei formano la sottofamiglia dacentrurinae (Mateus 2009), descritta come inclusiva di tutti quei Taxa più affini a Dacentrurus rispetto a Stegosaurus, ed attualmente comprendente oltre a Dacentrurus armatus anche Miragaia longicollum ( e si presenta come valido approdo futuro anche per Lexovisaurus ed alcuni stegosauri basali extraeuropei).
A causa della loro relativa primitività e delle grandi spine dermali associate ai fossili rinvenuti i dacentrurinae sono spesso ricostruiti in maniera Kentrosaurus-like, tuttavia essi sono diagnosticati dalle seguenti sinapomorfie (Mateus 2009):
-costole cervicali fuse alle diapofisi od alle paradiapofisi delle vertebre cervicali
-centro delle vertebre dorsali più largo che lungo
-termine anteriore del processo anteriore del pube espanso dorsalmente
-presenza di corno olecranico dell'ulna.
Ora per provare a chiarire la filogesi degli stegosauri potrebbe risultare centrale un Taxon poco conosciuto, a lungo considerato esponente del genere Stegosaurus, ma che potrebbe in realtà rivelarsi il primo dacentrurinae americano, "Stegosaurus" longispinus (Gilmore 1914).
Noto tramite 42 vertebre, un sacro frammentario, ischio e parte del pube, femore (destro), alcune costole e 4 spine dermali plausibilmente caudali (olotipo UW 20503), "S."longispinus presenta una serie di caratteristiche interessanti, come vertebre fortemente "arrotondate", dissimili da quelle degli stegosauri "classici" maggiormente assimilabili a quelle dei dacentrurinae dotate di processi posteriori e trasversali rudimentali, che potrebbero suggerire la presenza di possenti muscoli posteriori laterali ed inferiori (muscolo longissimus caudali sup., muscolo caudofemorale ed Iliocaudalis), e di un numero maggiore (>4)di spine dermali caudali, che si presentano lunghissime (98,5cm) ma lievemente compresse, carattere assente negli stegosaurinae ma presente nei Taxa più basali come Kentrosaurus.
Come sostenuto da Paul (2010) "S" longispinus appare più basale delle altre specie di Stegosaurus, e potrebbe risultare un Taxon chiave per comprendere l'evoluzione degli stegosauri
Sotto- Spine caudali di "S"longispinus ed ML 433, olotipo di Miragaia longicollum.

sabato 15 giugno 2013

Thunder Lizards

Eccoci giunti, con un po' di ritardo, a questo nuovo post.
Esso (come i più accaniti internauti avranno intuito) ha due finalità:
"Pubblicizzare" l'ultima tavola di Scott Hartman (Shartmam on Deviant'Art, non che ne abbia bisogno, ma personalmente credo che alcuni dei suoi disegni meritino di essere visti e compresi) e chiarire un paio di aspetti relativi alla stessa.
Nello specifico essa è una comparazione tra i maggiori esponenti di due famiglie di sauropodi, Macronaria e Diplodocidae, a sua volta divisa nelle due sottofamiglie Diplodocinae ed Apatosaurinae, le quali sfoggiano come  silhouette due vecchie conoscenze di questo blog, NMMNH 3690 l' esemplare di Diplodocus longus noto anche come Seismosaurus, ed il gigantesco Apatosaurus di Oklahoma OMNH 1670 noto tramite una vertebra enorme, oltre che due rappresentanti meglio noti della rispettiva sottofamiglia, ossia Diplodocus carnegii e Supersaurus vivianae.
In questo post tuttavia mi concentrerò sui Macronari, escludendo la sagoma di Puertasaurus reuili (di cui parlerò in futuro).
Con l'eccezione del più basale Camarasaurus lentus sfilano quattro giganti, Giraffatitan brancai, Brachiosaurus altithorax ,Alamosaurus sanjuanesis (scalato sulla base dell'esemplare di Dallas e sulla gigantesca tibia proveniente dal Messico descritta da Gutierrez et al.nel 2006 rispetto al quale mantengo la mia solita cautela) e Futalognkosaurus dukei.
E proprio per quest'ultimo appare relativamente "piccolo" per essere il Titanosauro gigante più completo mai descritto, e proprio su questo dilemma verterà la seconda parte del post.
Descritto nel 2007 da Calvo et.al fu inizialmente ipotizzata per l'animale una lunghezze di 32/34 metri, tuttavia tale stima presentava diversi errori intrinsechi.
Infatti anche escludendo il fatto che la prima ricostruzione dell'animale effettuata dagli autori stessi della descrizione presentava una costola di troppo (11 dorsali invece di 10, numero che diagnostica la specie) le proporzioni delle singole ossa appaiono fortemente alterate.
Come dimostrato infatti dal paleontologo Mat Wedel infatti esistono forti discrepanze tra le dimensioni delle ossa fotografate e le stesse ossa che appaiono nella ricostruzione scheletrica, che essendo tutte rappresentate più grandi di quanto non siano in realtà(alcune sono quasi il doppio) portano ad una notevole maggiorazione delle dimensioni dell'animale.
In definitiva infatti basandosi solamente sulle fotografie dei fossili pubblicate è possibile stimare la lunghezza di F.dukei come compresa tra i 25 ed i 27 metri, ottenendo così un animale di dimensioni simili a quelle del Futalognkosaurus che appare nella tavola di Hartman.

mercoledì 12 giugno 2013

Per qualche centimetro in più: Spinosaurus skull

In questo blog ho sempre evitato di impegolarmi in stime dimensionali "centimetriche" dei Taxa, in modo particolare per quelli noti tramite resti frammentari, preferendo riportare un range dimensionale approssimativo (es. Sauropode gigantesco con una lunghezza stimata di 33/35 metri), rispettoso dei (pochi) dati in nostro possesso, della scarsa ampiezza della popolazione fossile e di eventuale variabilità intraspecifica.
L'unico caso in cui mi sono dimostrato (in parte) meno parsimonioso fu nel post "Primo piano di una star" dedicato a Spinosaurus, al termine del quale stimai le dimensioni dell'animale come comprese tra i 12 ed i 14,4 metri.
In seguito a tale pubblicazione ho ricevuto diversi commenti contenenti una valangata di stime dimensionali, alcune delle quali note (come quella di Dal Sasso) mentre altre poco plausibili e derivante da chiacchiere da rete, e mi è stata fatta richiesta di scrivere un post incentrato sulla "mia" ricostruzione del cranio di Spinosaurus; quindi eccoci qui.
Essa si basa principalmente su due elementi:
Il rostro esposto al museo civico di storia naturale di Milano (che ho ri-visitato proprio in occasione della stesura di questo post), ed i resti craniali che formano SMNS 58022, l'olotipo di Irritator challengeri, spinosaurinae proveniente dalla Formazione Santana (Brasile) e famoso proprio per essere lo spinosauro dotato del cranio più completo fino ad ora rinvenuto.
Il rostro conservato a Milano è lungo "un metro esatto" (stando alla descrizione presente al museo),e si presenta spezzato all'altezza della finestra antiorbitale(di cui è visibile il bordo anteriore) prima della plausibile cresta nasale (e probabilmente non è un caso, chi ha orecchie per intendere intenda), tuttavia per facilitare la ricostruzione ed evitare errori derivabili dall'imposizione di un unità di misura (barra = 1 m), mi sono basato esclusivamente sul premascellare, che possiede una lunghezza di 82 centimetri.
Questa scelta potrà essere meglio compresa conoscendo ciò che è noto del cranio di Irritator, ossia:
la metà distale del mascellare (in questo contesto non mi interesserò ai reperti attribuiti ad Angaturama limai), una porzione del nasale, l'osso lacrimale, lo jugale, il quadratojugale, l'osso quadrato, il postorbitale, il frontale ed il prefrontale. È inoltre presente gran parte del surangolare, utile per scalare la mandibola.
Esatto, ad eccezione della porzione anteriore del rostro il cranio è quasi del tutto noto!
Al contrario essendo il rostro di Spinosaurus esposto a Milano composto dal premascellare e da gran parte del mascellare è stato possibile ricostruire l'intero cranio scalandolo sulla base del premascellare stesso, ottenendo una lunghezza molto vicina al metro e mezzo dal premascellare al quadratojugale (152,28 cm per i perfezionisti rispetto al quale posso tener conto di uno scarto di circa 6 cm per difetto od eccesso).
Ora sono certo che molti di voi si staranno chiedendo cosa cambia alla luce di questa plausibile stima*, e la risposta è NIENTE.
Si non cambia proprio nulla, Spinosaurus resta un theropode gigante verosimilmente di dimensioni comprese tra i 12 ed i 14 metri, noto tramite resti frammentari e di conseguenza fortemente ricostruito sulla base dei Taxa più affini filogeneticamente, nel caso specifico Irritator.

*Irritator challengeri è il taxon più affine a Spinosaurus, con cui condivide la sottofamiglia spinosauriNae, che insieme all'altra sottofamiglia baryonychinae (Baryonyx, Suchomimus) forma SpinosauriDae.

Sotto-Il rostro di Spinosaurus, il cranio di Irritator e la ricostruzione del cranio di Spinosaurus ad opera del sottoscritto (per chiunque volesse verificare la veridicità del post ogni quadretto equivale a 11,7 centimetri, per una lunghezza totale del cranio di 13 cm).

venerdì 7 giugno 2013

Questione di peso

Questo è un post che parte da lontano, riportandoci al tempo in cui le fotografie erano in bianco e nero, Giraffatitan era incluso nel genere Brachiosaurus, ed il più grande scheletro del mondo troneggiava nel Museum fur Naturkunde di Berlino.
In questo periodo i dinosauri suscitavano scalpore a causa delle loro dimensioni, e uno dei grandi interrogativi della paleontologia riguardava la deambulazione ed il movimento di animali di tale stazza, essendo quasi inconcepibile come un animale della massa di 70 tonnellate (stima a lungo ritenuta valida per Brachiosaurus/Giraffatitan e riportata su libri divulgativi fino agli anni '90) potesse muoversi agevolmente sulla terraferma.
Oggi conosciamo sauropodi ancora più giganteschi di Brachiosaurus (seppure tramite reperti frammentari), e conosciamo meglio la morfologia di questi animali, dotati di sacche aeree atte ad alleggerirli, favorendo la locomozione e lo spostamento, e portandoci ad ipotizzare stime di peso ridotte quasi del 50% per questi animali, tanto che negli ultimi dieci anni le stime di peso per Giraffatitan si sono attestate intorno alle 38 tonnellate, ed i giganteschi titanosauri che durante le loro prime descrizioni sembravano poter superare le 100 tonnellate di peso oggi a stento sembrano poter raggiungere le 80.
Tali ridimensionamenti (seppur parzialmente supportati dalla presenza di sacche d'aria e dalla densità non così elevata dei sauropodi) però potrebbero essere stati troppo incisivi, e noncuranti di altri importanti aspetti della morfologia dei sauropodi.
Infatti questi animali (in particolar modo quelli rientranti nel clade  Macronaria) posseggono ampie casse toraciche, adatte a contenere cuori enormi, dell'ordine di una tonnellata, capace di pompare il sangue nel collo fino alla testa, ad oltre 10 metri di altezza, un cuore più piccolo non avrebbe potuto generare abbastanza pressione, come ipotizzato da Seymour, tuttavia è molto probabile che animali delle dimensioni dei grandi titanosauridi possedessero cuori anche più grandi, inoltre essa (la cassa toracica) si presenta più espansa che in qualsiasi altra famiglia animale, anche se scalata alle stesse dimensioni dei sauropodi.
inoltre, come fanno notare sia il paleontologo Mike Taylor che il paleoartista Nima Sassani (The Paleo King on deviant Art), è probabile che le attuali ricostruzioni degli scheletri dei sauropodi mostrino questi animali con le vertebre ricostruite in maniera eccessivamente verticale rispetto alla colonna vertebrale, mentre con ogni probabilità esse si espandevano lateralmente, portando l'animale ad avere un ventre molto largo, caratteristica tipica dei grandi animali erbivori.
Come evidenziato dallo stesso Taylor infatti paragonando i sauropodi con il più grande animale terrestre esistente (Loxodonta) quest'ultimo presenta un abbondante deposito di grasso sottocutaneo che che lo porta ad avere fianchi espansi lateralmente nonostante la cavità toracica sia relativamente ridotta.
Sulla base di tali elementi ritengo che sia più saggio non eccedere nella riduzione del peso stimabile per i sauropodi, mantenendo per Giraffatitan brancai una stima di 50 tonnellate (fortemente supportata dalla circonferenza del femore) e mantenendo plausibile un peso vicino alle 100 tonnellate per alcuni massicci titanosauridi di grandi dimensioni.

La bellezza di Oviraptor

Che la scoperta di tegumento piumato nei dinosauri sia sfociata in una rivoluzione iconografica è ormai un dato di fatto.
Ormai la rete mondiale è satura di rappresentazioni di dinosauri paraviani piumosi, impellicciati e ricoperti di piume ( no, non è la stessa cosa), e per fortuna (e grande gioia degli occhi) si stanno moltiplicando tavole di pregevole fattura ritraenti animali naturalistici, semplicemente dotati di tegumento piumato.
Come ben noto, tale stravolgimento paradigmatico è toccato a diverse famiglie, tuttavia una in particolare sembra averne tratto un netto vantaggio estetico... Oviraptorosauria.
Fino agli anni '90 infatti le rappresentazioni di Oviraptor (allora genere contenitore di Rinchenia e Citipati), oltre ad essere squamate ed incredibilmente stereotipate (ogni Oviraptor era sempre in procinto di rubare/divorare uova) erano anche oggettivamente brutte, e con il "senno di poi" si potrebbe dire che tale antiestetismo era dovuto proprio alla somiglianza dell'animale così rappresentato ad un tacchino spennato.
Ora come avrete intuito questo post ha lo stesso valore scientifico del panino che mangierò oggi a pranzo, tuttavia invito tutti voi -cari lettori- a farvi un giretto per Google immagini, comparando le restaurazioni in vita di Citipati, Nemegtomaia e Rinchenia (per loro fortuna nati piumati) con quelle di Oviraptor (per rivoluzione iconografica), certo che al termine della vostra ricerca non potrete non riconoscere la trasformazione del brutto anatroccolo.

martedì 4 giugno 2013

Mamenchisaurus panoply

In un post precedente accennai al fatto che il genere Mamenchisaurus (cui sono ascritte diverse specie) potesse essere un contenitore per animali molto diversi tra loro, sia morfologicamente che filogeneticamente.
Questo post avrà come oggetto proprio la diversità tra questi animali,e si concentrerà in particolare su cinque specie:
Mamenchisaurus constructus, M.hochuanensis, M.youngi, M.anyuensis e M.jingyanensis.
La specie tipo, Mamenchisaurus constructus è nota tramite uno scheletro parziale, proveniente dalla Cina centrale (Hantong Formation) e fu descritto da Young nel 1954.
La specie, di dimensioni relativamente contenute (15 metri) presenta vertebre cervicali grandi e allungate, con costole (cervicali) scanalate e spine neurali piatte.
Le ossa degli arti si presentano sottili e relativamente corti.
La seconda specie, descritta da Young e Zhao nel 1972 è nota per quattro scheletri parziali, provenienti dalla Shangshaximiao Formation, è una delle più note.
Essa possiede un collo formidabile, lungo 9 metri, formato da 19 vertebre cervicali ed un sacro formato da 4 vertebre fuse tra loro, tuttavia la caratteristica più discussa della specie risiede nella coda, dotata di una struttura a clava, sul cui fine esistono teorie discordanti.
Secondo alcuni infatti essa sarebbe solo il risultato di un ispessimento osseo conseguente ad un trauma e non un carattere diagnostico per la specie, mentre secondo altri essa sarebbe stata una sorta di organo di senso.
Tuttavia alcuni dati relativi ad una frattura ossea rinvenuta in una scapola attribuita al teropode Yangchuanosaurus hepingensis suggeriscono che tale struttura potesse avere anche funzioni difensive.
La specie M.hochuanensis è relativamente grande, con una lunghezza stimata intorno ai 22 metri.
Nel 1996 furono poi descritte due ulteriori specie di Mamenchisaurus, basate su materiale relativamente completo e ben conservato, M.anyuensis e M.youngi.
La prima, nota per una bone bed contenente diversi individui provenienti dalla Penglaizhen, Formation e fu descritta da He,Yang,Li e Liu (1996) sulla base dell'olotipo AL001, un esemplare quasi completo dotato di parte del cranio, il quale presenta denti piccoli "a cucchiaio", una colonna vertebrale completa, che comprende 5 vertebre sacrali e spine neurali con inclinazioni anteriori e posteriori mal distribuite.
Il cinto scapolare presenta una clavicola curva avente un estremità rastremata e l'altra ampia e piatta, mentre il cinto pelvico presenta un albero dell'ischio avente porzione prossimale espansa ed estremità distale sottile.
Anche questa specie raggiunge grandi dimensioni con una lunghezza stimata compresa tra i 21 ed i 25 metri.
La seconda, M.youngi (Pi, Ouyang e Ye 1996) è forse la meglio conosciuta grazie allo straordinario reperto di cui si compone l'olotipo ZDM0083, uno scheletro articolato fino alla decima vertebra caudale e dotato di cranio proveniente dalla Shangshaximao Formation.
Specie relativamente piccola con circa 16 metri di lunghezza, presenta un cranio alto dotato di denti a cucchiaio più stretti e allungati di quelli attribuiti a M.anyuensis, 18 vertebre cervicali allungate dotate di costole lunghe e sottili formano un collo lungo circa 6.5 metri, alte spine neurali delle vertebre dorsali e 5 vertebre fuse all'altezza del bacino.
Infine nel 1998 Zhang, Li e Zeng descrivono Mamenchisaurus jingyanensis, seconda specie gigante (oltre 25 metri)ascritta al genere ( dopo M.sinocanadorum di cui ho parlato in maniera approfondita altrove) sulla base dell'olotipo CV00734 formato da un cranio parziale,maggiormente allungato di quello relativo alla specie M.youngi e anch'esso dotato di denti a cucchiaio.
La specie presenta basse spine neurali cervicali, mentre quelle dorsali sembrano più alte e dotate di biforcazione, le vertebre sacrali sono 4 e tutte fuse tra loro.

Data la frammentarietà dei reperti e l'alto numero di specie descritte è molto complesso provare a stabilire relazioni ( o individuare eventuali sinomie) tra questi Taxa ed altri sauropodi dal collo lunghissimo come Omeisairus oppure Hudiesaurus.