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sabato 31 agosto 2013

Implicazioni Paleoartistiche dei precedenti post

Nella precedente serie di post mi sono soffermato sulle caratteristiche anatomiche degli arti anteriori di alcuni Theropodi coelurosauri, confrontandone le proporzioni generali e l'aspetto esteriore con quelli dei  Ratiti viventi.

Il risultato (non così sorprendente) mi ha portato ad ipotizzare che in molti taxa mesozoici gli arti stessi non fossero visibili mentre l'animale era in vita, in quanto sormontati da imponenti strutture tegumentarie che li rendevano simili ad ali nei taxa più prossimi ad avialae e dotati di arti proporzionalmente più grandi (alcuni dei quali dotati di strutture meno derivate di vere e proprie penne remiganti) e tenuti "nascosti" sotto il piumaggio in posizione neutra nei taxa dotati di arti proporzionalmente molto corti.

Per avere delle referenze visive (paleoartistiche) di quanto esplicitato su questo blog il mio spassionato consiglio è quello di visitare la galleria di Emily Willoughby ed ammirare la straordinaria restaurazione di Rinchenia realizzata da Marco Auditore, oltre che la tavola rafigurante Avimimus realizzata da Apsaravis on DeviantArt.

Qui sotto aggiungo uno sketch realizzato dal sottoscritto (e la relativa fonte d'ispirazione) ritraente un Tyrannosauridae con gli arti naturalisticamente nascosti dal piumaggio dell'animale.

L'immagine qui presente può tranquillamente essere riproposta altrove, tuttavia ci chiedo di accostarla ad un link che rimandi al blog, in modo che sia chiara la motivazione per cui gli arti del teropode sono appena visibili, inoltre spero che la stessa possa essere d'ispirazione per altri artisti, le cui opere potrebbero essere inserite in questo blog.

giovedì 29 agosto 2013

Un nuovo Modo di Vedere (ed illustrare) i Theropodi (parte due)

Nella prima parte del post mi sono soffermato sulla comparazione degli arti anteriori di alcuni theropodi mesozoici con quelli dei Ratiti viventi dotati di arti prominenti, in questa seconda parte invece mi occuperò di comparare i Casuarii con i theropodi mesozoici caratterizzati da arti anteriori ridotti.
Per questa seconda fase del mio progetto ho scelto due generi di Casuarii, caratterizzati per l'appunto da arti ridotti, ossia il Casuario (Casuarius casuarius) e l'Emù (Dromaius novaehollandiae), ed i risultati ottenuti sono stati interessanti.
Le proporzioni generali degli arti anteriori infatti non differiscono in maniera significativa da quelli di diversi theropodi mesoici caratterizzati da arti ridotti, ed in modo particolare ho trovato affinità tra gli arti dei Tyrannosauridi e quelli dell'Emù e tra la "bizzarra" morfologia brachiale di Alvarezsauridae e quella del Casuario.
Ora in entrambi i taxa viventi gli arti anteriori sono praticamente invisibili!
Nell'Emù, in cui tutto l'arto ed in particolare la mano (manus) e l'unguale sono più sviluppati è possibile scorgere una ridotta protoala in genere quasi indistinguibile dal resto del piumaggio, dalla quale emerge l'unguale praticamente invisibile.
Nel Casuario dove l'atrofizzazione dell'arto raggiunge il suo apice l'intera struttura brachiale resta nascosta al di sotto del piumaggio filamentoso, ed è assolutamente indistinguibile.
Razionalmente un ipotesi paleo-grafica di questo tipo è totalmente in accordo con le nostre conoscenze dei theropodi mesozoici.
Per i Tyrannosauridi gli arti anteriori sarebbero stati completamente inutili durante comportamenti agonistici intraspecifici o durante la caccia, e per gli animali sarebbe stato vantaggioso nasconderli, evitando così che potessero diventare bersagli per i rivali (lo so che adesso a tutti voi balena in mente il T.rex mutilato di "Dinosaurs revolution").
Per gli Alvarezsauridae la questione è ancora più interessante, in quanto una visione di questo tipo metterebbe fine ai dibattiti riguardo la morfologia aberrante degli arti dei taxa come Mononykus, dimostrandosi più naturalistica delle rappresentazioni oggi presenti di questi animali e rendendo un quadro della loro etologia meno influenzata dalla morfologia degli arti.

Sotto-Scheletri di Emù e Casuario e particolari dell'arto di quest'ultimo.
Per i dettagli sull'arto di Casuario e degli Alvarezsauridae cliccare qui

Un Nuovo modo di Vedere (ed illustrare) i Theropodi (Prima parte)

In questo blog ho sempre sostenuto come il modo migliore per provare ad allargare le proprie conoscenze sui dinosauri mesozoici (DOPO lo studio dei fossili) sia quello di osservare gli arcosauri viventi, gli animali più vicini fileticamente ai dinosauri.
Come i miei lettori più affezionati avranno certamente notato in questo ultimo periodo la mia attenzione verso la paleoarte ha avuto una netta impennata, ed in particolar modo ho tentato di dare risalto alle tavole più naturalustiche, prescindendo dal soggetto.
Questo interesse era il riflesso di un progetto che stavo portando avanti da qualche tempo, ossia una comparazione tra gli arti anteriori dei Ratiti (gruppo comprendente i più grandi uccelli non volatori viventi) e quelli di alcuni Theropodi non aviani.
Come accennato nel preludio lo scopo di tale comparazione era quello di provare a scorgere similitudini nei taxa analizzati tali da fornirci informazioni sull'anatomia in vivo degli arti anteriori nei dinosauri mesozoici.
L'idea mi balenò in mente l'anno scorso, dopo la scoperta di evidenze di piumaggio in Ornithomimosauria, ma cominciai a lavorare seriamente a questo progetto solo qualche mese fa.
Per la mia personale ricerca ho utilizzato 4 generi di Ratiti viventi appartenenti a tre sotto ordini, Struthiones (Struzzo), Rheae (Nandù) e Casuarii (Casuario ed Emù) mentre per i teropodi mesozoici la scelta è ricaduta su Coelurosauria ed  Alvarezsauridae,sia a causa delle morfologie brachiali sfoggiate da diversi taxa appartenenti ai cladi sia per la presenza accertata (o fortemente probabile) di piumaggio.
I risultati sono i seguenti:
1) Nei Ratiti dotati di arti anteriori proporzionalmente più lunghi, come lo Struzzo od il Nandù, si nota la presenza di penne remiganti che formano una sorta di protoala, che può essere ripiegata grazie all'elevata capacità di abduzione del polso aviana.
Tali caratteristiche si ritrovano anche in diversi taxa mesozoici, soprattutto in Dromaeosauridae, che quindi potevano "raccogliere" gli arti in posizione neutra, evitando così di danneggiare il piumaggio, come sapientemente illustrato negli ultimi tempi da diversi paleoartisti, una su tutti Emily Willoughby.
Tale capacità (iper abduzione del polso) sembra invece assente in Ornithomimosauria, clade nel quale comunque esistono prove dirette di importanti strutture tegumentarie sugli arti anteriori (sia che siano interpretate come vere penne remiganti o come strutture meno evolute
simili alle EBFFs), i cui taxa dovevano mantenere una posizione meno aviana degli arti in posizione neutra.

Sotto-Scheletro di Struzzo e particolare dell'arto anteriore

martedì 27 agosto 2013

Preludio: un Nuovo modo di Vedere (ed illustrare) i Theropodi

Gli arti anteriori dei theropodi sono molto imteressanti, in quanto presentano un'ampia disparità morfologica, in un clade in cui le omoplasie abbondano.
Da essi si sono originate le ali, che permettono agli uccelli di librarsi elegantemente nel cielo, ma si sono diversificati all'interno dei diversi cladi  in una miriade di morfoligoe diverse trasformandosi in armi letali, atrofizzandosi completamente fino a perdere la morbilità o evolvendo morfologie curiose come quelle riscontrate in Therizinosauria .
Durante gli anni '90 prima che il (proto)piumaggio irrompesse violentemente nel mondo della paleontologia stravolgendo il "look" dei dinosauri (in particolar modo dei theropodi) le particolari morfologie degli arti, specialmente quelli straordinariamente lunghi o corti,  apparivano fortemente bizzarre nelle illustrazioni paleoartistiche, ,mentre negli ultimi dieci anni, grazie alle innovative scoperte effettuate, alcune di esse si sono mostrate sotto una luce diversa, più naturale, affini ad alcune morfologie oggi presenti nei parenti più prossimi dei dinosauri mesozoici e comprensibile anche per l'occhio di un mammifero dell'Olocene.
Ma cosa possono insegnarci ancora gli arcosauri viventi riguardo la struttura degli arti anteriori dei loro antenati?

STAY TUNED

lunedì 26 agosto 2013

Il Giovin Signore

Un altro post paleoartistico per la gioia dei vostri occhi...
Un Tyrannosaurus immaturo (uno dei meglio realizzati in assoluto) ritratto nel suo habitat naturale, e per la priva volta in questo blog ritratto con una livrea bruna (lo ammetto adoravo quella colorazione bianca e nera del piumaggio simile a quella delle gazze)

giovedì 22 agosto 2013

Fight like a Dinosaur Round 3

Un altro esempio di come naturalezza e arte possano convivere, anche nelle tavole ritraenti gli aspetti più crudi del Mesozoico.

lunedì 19 agosto 2013

Ridescrizione Huabeisaurus

D'Emic et al.(2013) ridescrivono Huabeisaurus allocotus (Pang & Cheng 200) sauropode Somphospondylo del Campaniano, noto tramite un unico esemplare semi articolato, l'olotipo
HBV-20001 formato da due denti, quattro vertebre cervicali, sei vertebre dorsali parziali, sacro composto da sei vertebre, ileo, ischi e pube, trenta vertebre caudali, quattro costole dorsali, 13 chevrons, scapole e coracoidi destri e sinistri, femori, tibie e fibule (destri e sinistri).
Gli autori confermano la validità del genere, diagnosticato da una serie di caratteristiche uniche, ma ipotizzano che esso non sia un membro di Nemegtosauridae o Opisthocoelicaudinae come precedentemente pensato, ma che si tratti di un Euhelopodidae superstite, come suggeriscono una serie di caratteristiche comuni tra Huabeisaurus, Euhelopus, Tangvayosaurus e Phuwiangosaurus.
Inoltre D'Emic e colleghi sottolineano come l'ampia gamma di morfologie dentali riscontrate in Euhelopodidae possa suggerire un'ampia diversità ecologica all'interno del clade.

domenica 18 agosto 2013

Pachyrhinosaurus ontogeny

Il genere Pachyrhinosaurus (al quale sono ascritte 3 specie, P.canadensis, P.lakustai e P.perotorum) si appresta a vivere il suo periodo d'oro, grazie all'imminente distribuzione della pellicola "Walking with Dinosaurs 3D" di cui sarà protagonista, tuttavia sul fronte paleontologico  Fiorillo et al.(2013) battono sul tempo la grande distribuzione, descrivendo in questa calda estate DMNH 21460, un campione immaturo di Pachyrinosaurus perotorum, proveniente dalla Kikak-Tegoseak Quarry (Alaska), che presenta alcune caratteristiche inattese.
Per lungo tempo infatti tutte le conoscenze a nostra disposizione riguardo l'ontogenesi di questi bizzarri ceratopsidi sono pervenute da reperti raccolti nelle bone bed di una seconda specie, P.lakustai, i quali essendo attribuibili ad individui a diversi stadi ontogenici suggerivano una crescita della derivata struttura nasale quasi isometrica fino al raggiungimento dei 2/3 delle dimensioni adulte (Currie et al.).
Il nuovo campione rinvenuto in Alaska invece suggerisce un'ontogenesi cranio-facciale diversa per la specie P.perotorum o, come indicato dagli autori come alternativa più probabile, uno sviluppo meno lineare di quanto fino ad ora ipotizzato per l'intero genere.
DMNH 21460,composto da entrambi i nasali (destro e sinistro) fusi a formare una singola unità funzionale costituenti la parte posteriore della struttura nasale, infatti presenta un'anatomia unica, indicante la presenza di un ulteriore morfologia ontogenica approssimativamente indicata dagli autori come intermedia tra l'età giovanile e quella adulta,durante la quale le due ossa del nasale apparivano completamente fuse l'una con l'altra supportando un incipiente struttura nasale.
Come suggerito da un recente studio di Hieronymus et al. (Il quale ha analizzato la morfologia delle ossa cranio-facciali di diversi centrosaurini confrontandola poi con quella di diversi animali viventi dotati di corna) è plausibile che la struttura nasale e gli ispessimenti sopra orbitali fossero ricoperti in vita da una guaina cornea simile a quella riscontrabile negli odierni bufali, che avrebbero favorito gli animali durante i comportamenti agonistici intraspecifici basati su di un sistema di spinte testa contro testa.

NdR- il già citato studio del 2009 firmato Farke et al.non aveva individuato tracce evidenti di combattimento intraspecifico all'interno di centrosaurinae, tuttavia i dati raccolti su Pachyrhinosaurus sembrano indicare il contrario, dato lo status fortemente derivato di questi animali è POSSIBILE ipotizzare una maggiore bellicosità in questo genere ( tipico dei Ceratopsidi chasmosaurini) rispetto ai centrosauri più basali.

venerdì 16 agosto 2013

Paleoarte... Contemporanea!

Un imponente theropode, realizzato tramite la modellazione di 350 "ossa" cromate, si erge al di sopra della capitale francese.
Si tratta di un opera di Philippe Pasqua installata in loco per promuovere una mostra di arte contemporanea lungo la riva della Senna.
Godetevelo:

martedì 13 agosto 2013

Carcharodontosauridi piumati?

Questo post rientra prettamente nella categoria "Paleoarte", tuttavia potrebbe presentare alcuni risvolti inaspettati (soprattutto se qualche artista emergente si troverà per caso a leggere queste righe e deciderà di accettare la sfida).
Il punto è questo:
I Carcharodontosauridi sono alcuni degli animali peggio ricostruiti paleoartisticamente.
Con la sola esclusione di Acrocanthosaurus atokensis, il quale gode di tavole artistiche di tutto rispetto, infatti la stragrande maggioranza dei sauri dai denti di squalo di grandi dimensioni (si proprio i preferiti dal grande pubblico) sono rappresentati secondo stereotipi superati e spesso in maniera erronea.
In parte tale scempio è attribuibile alla scarsità dei reperti fossili oppure ad alcune mistificazioni che ruotano attorno ad essi (come le ricostruzioni craniali errate di Giganotosaurus) tuttavia secondo il modesto parere del sottoscritto le cause sono (anche) altre.
Infatti anche quando sono presenti ottime referenze per gli artisti (foto dei fossili, ricostruzioni scheletriche HiFi o cast ) spesso il risultato è claudicante.
Giganotosaurus carolinii pare svolgere in questa questione un ruolo centrale, poiché forse a causa della buona percentuale di fossili rinvenuti attribuiti al genere, pare essere la base per la ricostruzione di altri generi affini di grandi dimensioni.
Tuttavia lo stesso Giganotosaurus non è esattamente la base ideale per tali ricostruzioni, essendo esso stesso un taxa altamente derivato e più pesantemente costruito dei suoi con famigliari.
Oltre questo inoltre sembra che questa famiglia di animali abbia raccolto la pesante eredità di feticci adatti ad appagare le esigenze degli amanti dei Dino-mostri, in coppia con il più noto Tyarannosauridae nordamericano, a causa della loro mole e probabilmente dal loro tegumento dal fascino retrò.
Ma sara poi così vero ?
Ecco (ad esempio) la mia restaurazione preferita di Carcharodontosaurus, firmata Mohamad Haghani, piena di dettagli e fedele ai dati attualmente in nostro possesso riguardo questo animale, e naturalmente protopiumato.
Non entrerò qui nel vivo della discussione secondo cui sia o meno attendibile un simile tegumento per gli esponenti di Carnosauria, tuttavia non è poi così improbabile considerando la possibilità che lo stesso Concavenator (dal destino artistico ben più roseo) possa presentare tracce di piumaggio.
E come dimenticare poi Sauroniops pachytholus, il Carcharodontosauridae basale noto tramite un frontale (MPM 2594) il quale possiede una delle restaurazioni in vita meglio realizzate per tale famiglia, ad opera del maestro Emiliano Troco, in cui lo stesso Sauroniops appare protopiumato.

domenica 11 agosto 2013

Il Post più Dinomaniaco nella Storia di questo Blog

No, non sarà un post redatto da me, ma un link caldamente consigliato a tutti coloro che pensano che il tegumento piumato "rovini" i dinosauri (theropodi) e che essi non siano "spaventosi come l'inferno":
http://dontmesswithdinosaurs.com/?p=879#comments

mercoledì 7 agosto 2013

Analisi istologiche interne ad Ankylosauria

Le prime analisi istologiche approfondite effettuate sulle ossa lunghe di taxa interni ad Ankylosauria, effettuate da Stein et al. (2013) forniscono nuovi dati sullo sviluppo ontogenico e sull'evoluzione dei Thyreophora.
Gli esami effettuati su diversi taxa nordamericai del tardo Cretaceo e sul basale Hungarosaurus tormai (europeo) rivelano un architettura ossea fibrolamellare, che è caratterizzata dalla presenza di osteoni primari (lamelle ossee concentriche con un canale centrale, detto canale di Havers, contenente minuscoli vasi sanguinei che rappresenta l'unità strutturale dell'osso compatto indicata come sistema osseo haversiano).
La miscela di tessuto osseo e di fibre parallele associate ad una scarsa vascolarizzazione complessiva portano gli autori ad ipotizzare una crescita relativamente lenta per gli ankylosauri (con gli esponenti di Nodosauridae avente un tasso di crescita più lento rispetto ad Ankylosauridae), una tendenza rara all'interno di Dinosauria, ma già precedentemente ipotizzata fa Hayashi et al. per Stegosaurus.
Inoltre le analisi effettuate rivelano che i taxa più derivati (in particolare all'interno di Ankylisauridae), erano soliti sostituire grandi quantità di tessuto primario durante una fase precoce della vita , e ciò come suggerito dagli autori potrebbe essere una conseguenza dell'ossificazione degli osteodermi  tipicimdi questi animali, in quanto i processi di rimodellamento guidati metabolicamente avrebbero liberato una gran quantità di calcio permettendo lo sviluppo della tipica armatura durante il passaggio dalla fase giovanile a quella adulta, durante la quale probabilmente si sarebbe attuata una seconda "ristrutturazione" a causa di un aumento del carico strutturale.

In origine il post doveva essere più di una mera divulgazione delle conclusioni dello studio condotto da Stein et al. ma, per una serie di motivi, non mi è stato possibile redarre un post più dettagliato.

venerdì 2 agosto 2013

Personali riflessioni sulla questione "Toroceratops"


Dopo due post redatti sull'argomento appare chiaro il mio personale punto di vista sulla questione "Triceratops", ossia il mio totale scetticismo riguardo la teoria di Horner e Scannella, la quale tuttavia mi è parsa affascinante, soprattutto a causa delle profonde mutazioni morfologiche che sembrano pervadere Dinosauria durante l'ontogenesi degli
animali (anche escludendo la dicotomia Triceratops-Torosaurus).
Naturalmente il mio scetticismo non deriva da inclinazioni personali, ma da una serie di dati che mettono in crisi sia la teoria "classica " del 2010 di Horner e Scannella sia la sua altrettanto plausibile progenie che vedrebbe in Torosaurus e Triceratops un esempio (estremo?) di dimorfismo sessuale.
Ovviamente un valido contributo alle mie riflessioni proviene dall'articolo di Longrich et Field (2012) in cui gli autori tramite analisi morfologiche ed istologiche evidenziano come sia possibile identificare differenti stadi ontogenici sia tra gli esemplari riferiti a Triceratops sia tra quelli riferiti a Torosaurus, e come la morfologia delle fosse presenti nel collare di Triceratops non sia compatibile con la locazione delle finestre presenti nella gorgiera di Torosaurus e di come dalla microstruttura ossea del collare di Triceratops non possa originare strutture simili a quelle presenti in Torosaurus.
D'altro canto se i due generi dovessero rappresentare un caso di dimorfismo sessuale piuttosto che una serie ontogenica tali caratteristiche perderebbero (almeno parzialmente) la propria solidità, in quanto non esisterebbe nessuna modificazione cranica radicale ad uno stadio ontogenico relativamente avanzato, bensì esso avverrebbe precedentemente, e naturalmente sarebbe circoscritto ad una serie di individui facenti parte di un unico sesso.
Tuttavia sulla base dei dati attualmente in nostro possesso riguardo i Chasmosaurini nordamericani del Maastrichtiano anche questa possibilità non appare molto supportabile, in quanto un interessante articolo datato 2009 e pubblicato da Varie et al. ha rivelato come un esemplare di Triceratops sp su sei mostra segni di ferite sullo squamosale identificabili come prove di comportamenti agonistici violenti intraspecifici.
Ora secondo il nostro diffuso criterio di giudizio maschilista (mammaliano) ci aspetteremmo che siano i maschi a "scornarsi" per ottenere uno status elevato all'interno di un ipotetico branco al fine di ottenere il diritto ad accoppiarsi, tuttavia anche prendendo in considerazione l'ipotesi che i ceratopsidi formassero gruppi matriarchici/poliandrici dobbiamo tenere presente che in casi analoghi i ruoli si invertono completamente, e sono le femmine a sviluppare imponenti strutture display ed a scontrarsi fisicamente.
In definitiva appare poco probabile che all'interno di un'unica specie sia un sesso a sviluppare elaborate strutture display e l'altro a combattere per la supremazia, ma al contrario sono gli esemplari dotati di tali strutture ad esibirle durante i rituali di corteggiamento ed a scontrarsi fisicamente con i rivali nel caso in cui le manifestazioni di forza non fossero sufficienti a farli indietreggiare.
Infine anche la blasonata prova paleogeografica che pareva supportare la teoria di Horner e Scannella inoltre non appare così convincente.
Considerando infatti i taxa (Eo)Triceratops, Triceratops horridus, T.prorsus, Torosaurus latus e T.utahnensis la mappa dei ritrovamenti mostrerebbe come la popolazione di Triceratops fosse diffusa nell'area centrosettentrionale degli odierni Stati Uniti, mentre la popolazione di Torosaurus prosperasse negli stati centromeridionali, con la sovrapposizione di alcuni taxa riscontrabile solo negli stati centrali come probabile conseguenza delle migrazioni degli animali.