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lunedì 6 maggio 2013

Vecchia storia, nuovo Taxon

Quando si parla di coccodrilli mesozoici balenano subito alla mente immagini di rettili giganteschi, capaci di scattare in modo fulmineo fuori dall' acqua catturando qualche malcapitato dinosauro (in genere un ornitopode) e trascinandolo in acqua, in maniera analoga a quanto avviene oggi in Africa, dove Crocodylus nilotitus tende agguati ai grandi mammiferi che si recano nei pressi di specchi d'acqua per abbeverarsi o migrare.
Tuttavia questa singola visione delle interazioni tra dinosauri e coccodrilli, per quanto generalmente corretta, risulta semplicistica, in quanto il record fossile a nostra disposizione mostra che i crocodylia fu un clade permeante, molto diffuso durante il mesozoico, e che solo una piccola frazione di essi raggiunse durante il proprio sviluppo dimensioni ipertrofiche.
Farke et al. (2013) descrivono i resti di un nuovo hypsilophodontide basale dalla Kaiparowits Formation (Campaniano, nord America), probabilmente collocalibile tra Orodromeus e Hypsilophodontidae, recante segni di morso da parte di un coccodrillo su femore e scapola, uno dei quali recante ancora un frammento del dente del predatore incastrato nell'osso della preda.
Risalire all'identità del "killer" è un impresa estremamente ardua, soprattutto perchè la
Kaiparowits Formation presenta una vasta fauna a coccodrilli (spesso basata su elementi incompleti, tuttavia è possibile eliminare con certezza la possibilità che sia stato un animale di grandi dimensioni a nutrirsi del  giovane hypsilophodontide ( individuato come esemplare subadulto a causa di elementi scheletrici non fusi all'altezza del sacro e della colonna vertebrale), e basandosi sulla conoscenza che abbiamo dei coccodrilli viventi è possibile stabilire che un aggressore vicino ai due metri di lunghezza sarebbe stato capace di trascinare e uccidere una preda come l' hypsilophodonte di Kaiparowits, avente un peso stimato di circa 20 kg sulla base della circonferenza del femore.

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