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venerdì 8 febbraio 2013

L'era dei titani

Io sono cresciuto con la concezione che il periodo Giurassico fosse stato l'apogeo dei sauropodi, e che dall'alba del Cretaceo la Terra non fu mai più calpestata da creature altrettanto imponenti.
Questo è quello che ho creduto per anni e... è una balla!
Le straordinarie scoperte fossili effettuate nell'ultimo decennio infatti hanno aperto una nuova breccia nell'oscurità del tempo profondo, permettendoci di conoscere meglio la storia evolutiva dei sauropodi, ed allargando il range temporale del dominio dei giganti di ottanta milioni di anni! -Ottanta milioni di anni, un tempo che la mente umana non riesce neanche a concepire ve lo assicuro-
Non che prima dell'ultima decade non fossero noti generi di sauropodi provenienti da affioramenti cretacei, intendiamoci, ma essi erano considerati superstiti di "piccole" dimensioni sopravvissuti ad un mondo ormai estinto e destinati a soccombere davanti alla supremazia dei più evoluti ornitopodi.
La realtà invece si è dimostrata essere molto più complicata (come al solito), tanto che il materiale di cui oggi siamo in possesso suggerisce che i Macronaria svilupparono le forme più grandi e stupefacenti proprio durante il Cretaceo, e che esse sopravvissero e prosperarono fino alla fine del regno dei dinosauri.
Uno degli esempi più lampanti è l'enigmatico Puertasaurus reuli (descritto da Novas et al. nel 2005 sulla base di quattro vertebre, due caudali, una dorsale ed una cervicale, così grandi che l'animale avrebbe potuto rivaleggiare in dimensioni con l'altrettanto enigmatico Amphicoelias fragillimus) un esponente di Lognkosauria, vissuto in sud America nel Maastrichtiano, 70/65 milioni di anni fa.
Non solo nel sud (patria di giganti) ma anche a nord un titano foraggiava a oltre dieci metri di altezza mentre il Tyrannosaurus era a caccia, ossia Alamosaurus, a lungo considerato un esponente di poccola taglia dei titanosauridi ma oggi, sulla base di nuovi reperti provenienti dalla formazione Ojo Alamo, nel Nuovo Messico e riportati alla luce da Fowler e Sulliwan (due vertebre e un femore parziale), considerato uno degli animali più grandi mai esistiti.
E come non citare il cretacico brachiosauride che in Marocco ha impresso la pista di orme più ampie che il mondo abbia mai visto, Breviparopus taghbaloutensis?
Insomma durante il Cretaceo i sauropodi continuarono a dominare le terre emerse, eppure in quegli antichi echi che volevano i sauropodi in crisi dopo il crepuscolo del Giurassico c'era un fondo di verità, riferibile a Diplodocoidea.
In effetti pare nel Cretaceo questi animali dotati di coda lunghissima e di colli tenuti in posizione quasi parallela al terreno non sopravvissero, pur essendo stati molto comuni durante il periodo precedente.
Perché una famiglia di giganti si estinse mentre l'altra sopravvisse ancora per milioni e milioni di anni?
La soluzione di questo enigma potrebbe essere nascosta all'interno della nicchia ecologica occupata da questi animali legata in modo particolare alla loro altezza.
Mentre i Macronaria brucavano le fronde degli alberi tra i 10 ed i 20 metri di altezza dove nessun altro animale poteva arrivare e per questo poterono diversificarsi ed evolversi senza mai doversi scontrare con nessun competitore per le risorse, i diplodocoidi che si nutrivano delle piante che crescevano tra uno e sei metri dovettero scontrarsi con molti competitori, alcuni dei quali più evoluti di loro, in grado di masticare il cibo prima di ingerirlo, che me decretarono la scomparsa e si imposero come erbivori dominanti (all'interno della loro nicchia ecologica) durante tutto il periodo Cretaceo.

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