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martedì 19 febbraio 2013

Raptor Prey Restraint

L'immagine postata ieri, una fotografia ritraente un fotografo aggredito da un aquila, risulta funzionale alla scrittura di questo nuovo post, basato su di un articolo pubblicato nel 2011 da Fowler et al. nel quale viene ipotizzato un nuovo metodo di caccia per i Dromaeosauridi, molto simile a quello dei rapaci attuali.
Sulla base del modello predatorio di falchi ed aquile ( Accipitridae), anch'essi dotati di artigli altamente specializzati, i ricercatori suggeriscono per deinonycosauria un comportamento di caccia basato sull'immobilizzazione della preda, attuata tramite la forza peso esercitata balzando sul dorso della vittima e le ferite provocate dai grandi artigli che, sanguinando copiosamente, sfiniscono la preda.
Inoltre, suggeriscono i paleontologi, anche le ali ( o nel caso dei theropodi gli arti anteriori ornati di grandi penne remiganti) svolgono un ruolo importante nell' immobilizzazione della vittima in quanto vengono usate come stabilizzatori permettendo al raptor di mantenere la propria posizione di dominio al di sopra del dorso della preda.
Essa, schiacciata dal corpo del predatore e vinta dal dissanguamento provocato dalle ferite inferte dagli artigli è completamente privata della forza di lottare e citando Jurassic Parck  "il guaio è che sono ancora vive quando (i raptor) cominciano a mangiarle". comportamento attuato naturalmente da falchi ed aquile e non finzione cinematografica ( almeno in questo caso...).
Ma torniamo al modello di Fowler, che proprio a causa della sua naturalità trovo splendidamente realistico e capace di restituire anche con un fugace colpo d'occhio una visione meno distorta del mondo mesozoico ( ogni riferimento a documentari in cui i Dromaeosauridi combattono come nel film "La Tigre e il Dragone" (non) è puramente casuale).
Tuttavia non bisogna nemmeno commettere l'errore di generalizzare e riducendo gli animali a modelli monocomportamentali capaci di attuare un singolo schema di caccia, e non solo, ed incapaci di adattarsi.
Mi permetto di prendere come esempio proprio un Accipitridae, Aquila chrysaetos, ossia l'Aquila reale ( poiché ho avuto più volte la possibilità di osservarla libera nel suo habitat) che,esattamente come descritto da Fowler, immobilizza le prede di media grandezza, ma che al variare delle dimensioni della preda da abbattere attua diversi schemi di attacco che variano dall'utilizzo della forza di gravità come strumento di morte all'utilizzo di colpi letali sferrati con gli artigli a prede di piccole dimensioni che vengono successivamente trasportate fino al nido.

Sotto- Restaurazione paleoartistica del Raptor Prey Restraint (superba illustrazione di Emily Willoughby)

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